Esattamente un anno fa mi trovavo a Tokyo, ma in questo momento mi sembra che siano passati vent’anni dal mio soggiorno nipponico e sono contento che la mia percezione del tempo mi dia questa sensazione. La mia vita trascorre placidamente tra i confini del mio comune. Mi sento in forma e le mie giornate sono piacevoli. Ho accantonato la bicicletta e ho ripreso a correre per variare un po’ la mia attività aerobica, ma ho lasciato immutate le mie sessioni con il bilanciere. Non sono riuscito a bandire la lettura dalle mie giornate, ma ho messo da parte “I Fratelli Karamazov” e nonostante la mia inclinazione anticlericale ho quasi terminato di leggere “Le Confessioni” di sant’Agostino. Non ho stretto relazioni sociali, ma in compenso ne ho recisa una tediosa. Sui miei piedi sono comparse alcune vesciche a causa dei miei sforzi, ma non mi provocano dolore grazie alla presenza salvifica di alcuni cerotti. Preferisco correre sulle strade sterrate piuttosto che sull’asfalto e mi sento libero quando mi trovo ai margini di un bosco, ma non mi immergo nella natura per cercare un silenzio mistico e infatti la musica mi segue ovunque io vada. Ogni tanto mi metto alla guida della mia auto e nottetempo inizio a vagare senza una meta precisa per rilassarmi lungo le strade trafficate dal buio. Penso che il tempo saldi la serenità a patto che il suo operato non venga sabotato né dalle autoconvinzioni né dalle consolazioni platoniche. Per adesso non prevedo degli sconvolgimenti epocali per la mia esistenza, ma credo che continuerò a prendermi cura del mio corpo e della mia mente con la solita verve.