Dialogo sui massimi sentimenti del mondo: seconda parte
Pubblicato domenica 2 Dicembre 2007 alle 08:36 da FrancescoDopo cinque minuti. Il pollice di M. compose il numero di D. e quest’ultima rispose senza indugiare. I due furono avvolti nuovamente in un’atmosfera surreale e le loro parole rimbalzarono ordinatamente da un ripetitore all’altro.
D: Oh, eccomi, dimmi tutto.
M: Mi stai prendendo per il culo? Mi hai chiesto tu di richiamarti.
D: Sì, va bene, ma puoi dire qualcosa o ti costa troppo?
M: Hai le mestruazioni o cerchi qualcuno che ti dedichi un po’ di attenzione?
D: Vedi come sei? Non te ne frega un cazzo. Pensi soltanto a te stesso e rimarrai solo come un cane.
M: Allora aiutami e insegnami ad abbaiare.
D: Stupido, io vorrei insegnarti ad amare.
M: Non si può spiegare qualcosa di così ineffabile né si può impartirlo. Non esiste una metratura per calcolare gli strascichi d’estasi di una carezza o la profondità sublime di un coito intriso d’amore e veemenza.
D: Tanto non mi incanti. Tu non sai nulla dell’amore e ne parli a sproposito. Non hai mai amato e non sai cosa significa. Sei un saccente del cazzo.
M: In parte hai ragione, ma tu hai mai amato qualcuno e, soprattutto, sei mai stata amata? Perlomeno io amo me stesso e dalle tue condizioni non penso che tu possa dire altrettanto.
D: Cosa nei sai delle mie condizioni? Non mi hai mai cercato dall’ultima volta che ci siamo sentiti e non sai cosa mi è successo.
M: Non ti ho mai cercato perché ci siamo detti addio. Conosco bene le tue condizioni perché sono proprio quelle che ti hanno spinto a telefonarmi.
D: Senti, vaffanculo stronzo.
D. spense il telefono e si accigliò verso la finestra della sua stanza. M. attese qualche secondo e dopo la fine improvvisa della conversazione disse qualcosa al suono della linea interrotta.
M: Meravigliosa. Se tu sapessi…