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Vette d’isolamento

Pubblicato venerdì 21 Settembre 2007 alle 00:03 da Francesco

Ieri sono andato in bicicletta lungo le salite del Monte Argentario e ho raggiunto una radura che si trova tra la grande croce che svetta dal monte e la cosiddetta “Punta Telegrafo”. Ho appoggiato la bicicletta accanto a un cespuglio e ho passeggiato a circa cinquecento metri sul livello del mare. Mi sono levato la t-shirt e tra un passo e l’altro ho cercato di prendere un po’ di sole mentre qualche folata muoveva i miei capelli e la vegetazione. Sono salito per qualche minuto su una roccia per godermi pienamente il panorama e mi sono sentito come un pastore delle Highlands scozzesi. Ho lasciato il mio eremo pomeridiano dopo un’ora e come al solito durante il ritorno verso casa mi sono divertito ad affrontare le discese che conducono alla strada per Orbetello. Qualche giorno fa ho trascorso un pomeriggio simile in un altro punto del Monte Argentario e anche in nel corso di quelle ore ho potuto apprezzare per l’ennesima volta una delle espressioni più belle della solitudine. Mi chiedo se qualche talebano armato riesca ancora a meravigliarsi dei paesaggi di cui gode dalle montagne afghane e mi domando se il suo occhio si sia abituato a certe vedute naturali come la sua mano si è assuefatta all’omicidio. Non ritengo che la natura sia bella, ma la trovo sublime nell’accezione che Schopenhauer dà a questo termine.

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