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Notte bianca e alba rissosa: i fatti

Pubblicato domenica 9 Settembre 2007 alle 10:37 da Francesco

Ieri pomeriggio due tipi mi hanno invitato ad andare con loro alla notte bianca di Roma e io ho accettato. Siamo partiti verso le otto di sera con il treno e siamo giunti nella capitale verso le nove e mezzo. Alla stazione di Termini abbiamo mangiato e poi ci siamo incamminati verso il centro dopo un breve transito nella metropolitana. In strada si trovavano molte persone e spesso si faticava a camminare. Abbiamo assistito a scene molto divertenti di degrado e abbiamo inframmezzato le risate con le bestemmie che costituiscono il nostro intercalare. Le nostre risate si sono protratte per tutta la sera e non si sono fermate di fronte a nulla. Un elicottero, o forse più d’uno, hanno sorvolato spesso le nostre teste e quelle del resto dei presenti. Le luci delle ambulanze, i litigi tra fidanzati, i cori coatti, le espressioni dei debosciati e le andature degli ubriachi ci hanno accompagnato nella nostra marcia ilare. Attorno alle quattro di notte siamo tornati a Termini per attendere il treno del ritorno. Abbiamo diretto i nostri corpi sonnolenti verso il binario ventisette dopo più di un’ora d’attesa durante la quale ci siamo intrattenuti con le rampe mobili. Molta gente attendeva il treno che aspettavamo anche noi, ma siamo riusciti a guadagnare la seconda fila d’attesa. D’un tratto due persone ci hanno superato e ci hanno detto: “Noi siamo con loro”. Io replico: “Io sono con il capotreno”. Abbiamo cercato di riguadagnare subito la posizione persa e mentre mi accingevo a farmi i cazzi miei una donna mi ha detto: “Prego, fai pure”. Io le ho replicato: “Grazie, ma faccio anche senza il suo permesso”. A seguito della mia risposta costei mi ha scostato con l’ausilio del suo girovita da lottatore di sumo. Io le ho detto ironicamente: “Faccia pure, rispetto le persone anziane ed è giusto che qualcuno ci pensi dato che lo Stato Italiano non se ne cura abbastanza”. La signora in questione non ha sostenuto a lungo la mia ironia e d’un tratto mi ha dato uno schiaffo leggero sulla guancia sinistra e poi mi ha detto: “Non ti permettere mai più”. Io l’ho guardata un attimo, le ho porto l’altra guancia come nella migliore tradizione biblica e ho proferito a più riprese: “Me ne dia un altro qui”. Poco dopo il figlio si è avvicinato e mi ha chiesto di smetterla, ma poi ha fatto il gradasso e ha detto: “Guarda che ti butto in mezzo ai binari”. Io mi sono avvicinato a questo tipo e gli ho detto di farlo, ma sua madre lo ha fatto arretrare. Ho riso e mi sono girato, ma un altro tizio ha avuto qualcosa da ridire e allora gli ho chiesto di mettere in atto i suoi intenti: “Vieni alle mani, dai”. Ovviamente non si è fatto avanti e ha continuato a parlare come il classico coglione che sa solo abbaiare. Dopo questo breve siparietto ho avuto un altro scambio di battute con il ragazzo precedente e, mentre uno dei tipi che era con me mi teneva per impedirmi di avanzare più di tanto, l’ho invitato nuovamente a venire alle mani, ma non lo ha fatto. Alla fine questi individui se ne sono andati nonostante avessero detto a me di allontanarmi. Nessun altro si è intromesso e ho guadagnato il plauso dei miei compagni di viaggio.

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