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Ott

Pochi minuti dopo la mezzanotte

Pubblicato domenica 26 Ottobre 2014 alle 00:03 da Francesco

Sorseggio del tè verde ma non mi bevo speranze d’egual colore. Stanotte dormirò un’ora in più, però la mia esistenza non si allungherà di sessanta minuti.
Questo autunno per me è abbastanza solitario, come se aderisse pienamente alla mesta idea che talora evoca nell’immaginario collettivo: invero i precedenti non sono stati all’insegna della mondanità, ma quantomeno vibravano d’un fiero isolamento. Da quando ho spalancato le porte del cuore solo il vento è rimasto a sbatterle: ora di aria ne passa e se non altro respiro meglio!
Negli ultimi anni ho sempre incensato i miei periodi migliori perché lo ritenevo opportuno, ma ho speso altrettante parole per descrivere i frangenti meno sereni. Attualmente mi sento in una fase di transizione sebbene non sappia di preciso quale sia il punto di partenza né mi sia chiaro quale debba essere quello d’arrivo, un po’ come la vita stessa. Ho trascorso un settembre nero meno tragico di quello che piombò (in tutti i sensi) sulle olimpiadi di Monaco nel settantadue, ma ho dovuto comunque sacrificare intere giornate all’altare della disfatta.
Certe sensazioni sembrano simili a quei luoghi che appaiono diversi a ogni passaggio e talvolta trovo buffo come il riassunto delle puntate precedenti si ritrovi in quello che le circostanze fanno apparire come l’ultimo episodio. Non cerco empatia né consolazioni, ma estraggo da me stesso la materia prima che dopo un’attenta lavorazione costituirà la pietra angolare della mia nuova individualità. Mi chiedo dopo quanto tempo un’altra meravigliosa prospettiva metterà a rischio il mio ritrovato equilibrio (che ancora non è tale): affronterei un’esistenza più semplice se avessi la stoffa dell’anacoreta, ma paradossalmente la mia natura è più estroversa di quanto facciano credere le mie introspezioni. Intanto porto avanti tutte quelle cose che mi hanno consentito di non restare indietro o che in determinati casi mi hanno addirittura dato un vantaggio sul futuro. Insomma, basto a me stesso nella misura in cui devo, come d’altronde mi sono bastato finora, ma non mi beo di questa situazione a differenza di quanto ho fatto in passato a ragion veduta e in forza di un’autenticità che oggi ha altre sembianze, quelle dei miei attuali limiti.

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