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Giu

Quietudine

Pubblicato martedì 19 Giugno 2007 alle 14:02 da Francesco

Per sentirmi parte di questo mondo non ho bisogno di intrecciare le falangi verso il soffitto. Le bombe che cadono dal cielo fanno alzare le mani per strada, ma non lascio che la violenza e la povertà producano in me un’afflizione spropositata e parimenti evito che un’indifferenza egoistica infetti la mia visione del mondo. Non sono un filantropo, ma talvolta soddisfo le richieste dei questuanti che sanno chiedere in silenzio. Finora ai miei simili ho porto solamente doni tangibili di poco valore per soddisfare parzialmente i loro bisogni primari, ma nello strato più abbiente del mondo non sono ancora riuscito a trasmettere scosse emotive intarsiate d’oro a nessuna voce femminea. Non cerco significati nascosti e provo a dare il giusto peso a ogni apparizione della volontà della mia specie. Forse la distruzione è una necessità come lo è la volontà di debellarla. Credo che affibbiare un significato alla propria vita non modifichi la sostanza di quest’ultima, ma suppongo che ne muti semplicemente la forma. La mia stabilità interiore non ha nessuna connotazione spirituale e si alimenta di scelte concrete. Trovo che anche la rinuncia, l’inerzia e il silenzio siano strumenti efficaci per governare la propria esistenza, ma non verto le mie decisioni esclusivamente su questa triade che il mio immaginario attribuisce all’ascetismo. Voglio invecchiare bene e affinare la mia sensibilità attraverso l’apprendimento autodidattico di ciò che reputo interessante tra i cimeli conservati dalla mia civiltà. Sono un essere qualunque in un pianeta qualunque e non ricopro di negatività questa considerazione tautologica.

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