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Discernimento

Pubblicato lunedì 26 Novembre 2012 alle 21:00 da Francesco

Per me la validità d’una scuola di pensiero non dipende né dai suoi fondatori né dai suoi fautori. La parola è un mezzo e c’è una netta differenza tra la creazione di un insegnamento e la sua applicazione. In alcuni casi forse non è esatto ritenere che l’allievo superi il maestro, in quanto il primo può trovarsi ad agire su un piano del tutto differente rispetto a quello sul quale ha attinto le proprie nozioni. Seneca ha vergato lezioni di grande saggezza anche se la storia l’ha dipinto come un personaggio incoerente, tuttavia credo che in determinati casi sia importante astrarre i contenuti dai loro autori per non lascarsi sfuggire piccoli patrimoni con cui preservare la salute mentale e l’equilibrio interiore. Forse Diogene di Sinope è ricordato più per il presunto domicilio in una botte che per il suo pensiero, quest’ultimo sì coerente con il suo stile di vita, tuttavia per me l’adesione di un pensatore alle proprie idee non aggiunge né toglie nulla a queste.
Non mi servono eroi da incorniciare in cameretta o sotto la volta cranica, non ho bisogno alcuno d’identificarmi in qualcosa o in chicchessia, ma non faccio questa sottolineatura per rivendicare un’originalità risibile che sarebbe lo stesso prodotto dei flagelli succitati: specifico il disinteresse e l’inutilità di quanto sopra perché secondo me quei meccanismi dell’Io sclerotizzano il senso critico. A questo ragionamento si sottraggono le citazioni per ragioni di chiarezza, un po’ meno quelle per pura vanità, anche se identiche. Cerco di separare i contenuti dai contenitori: faccio la differenziata perché discrimino (o almeno ci provo) nel senso più profondo del termine.

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