Per me novembre si avvicina nel migliore dei modi, infatti ho risolto delle questioni e ho scelto di non aprirne delle altre che avrebbero potuto oberarmi d’impegni per i prossimi mesi. Anche sul fronte personale ho fatto delle scelte che trovo liberatorie. Anzitutto ho deciso di non viaggiare neanche il prossimo anno benché abbia la possibilità di farlo: non ne sento affatto l’esigenza e quindi ne approfitto per risparmiare. Ho completato il mio quinto libro: si tratta di un saggio che sottoporrò all’attenzione di qualche casa editrice. Non ho aspettative benché riconosca al breve scritto una potenzialità commerciale. Non so ancora invece quale destino riservare al mio quarto libro, Nuovo nichilismo solidale, però la notte riesco ugualmente ad assopirmi, infatti il mio futuro non ha nulla a che fare con quanto incastro tra i capoversi.
Io non mi identifico con quello che faccio. Conosco giornalisti di provincia che nella loro fantasia si vedono come dei cronisti d’assalto, però un articolo sull’apertura di un nuovo panificio è assai diverso da un’inchiesta che tocchi la ‘ndrangheta. Non sono uno scrittore e la padronanza della mia lingua madre non mi soddisfa, perciò posso considerarmi una capra che non rumina Pascoli. La sagacia è il pane degli annoiati. La conclusione del quinto libercolo mi permette di sentirmi vuoto nell’accezione migliore dell’aggettivo. Sono davvero sollevato.