La mia indole appoggia le falangi su un vecchio cannocchiale e osserva un orizzonte crepuscolare sul quale tuonano amori intemperanti. Gli sconfitti intonano cori di disincanto, ma chi è arguto riesce a udire più dello scoramento collettivo. Dietro alcune finestre socchiuse si scatena la gestualità erotica di arti ricoperti da quantità differenti di melanina. Uno scrittore anziano e libertino incolla le sue poesie sulle curve sudate di una puttana e ne contempla le forme senza abbandonarsi all’istintualità dell’amplesso. Sulle colonne dei giornali appaiono le rovine omertose di violenze consumate alla luce del sole. Altrove una ragazza pensa al suo vestito da sposa mentre la sua gemella è disposta a camminare nuda pur di essere amata. Nell’etere si propagano i suoni di una propaganda subliminale e gli stimoli dell’obbedienza si adagiano sulle sagome raminghe. Dalle insegne luminose gocciolano lezioni di commercio. Certi sentimenti rinunciano alla loro immortalità per traslocare in nuovi sodalizi. Quando due sguardi illusori si intrecciano l’incoerenza inizia il suo moto vorticoso e di conseguenza si alzano polveri sottili che obnubilano gli sventurati di passaggio. Le volgarità della natura talvolta si riflettono nei tratti somatici di uomini e donne che vivono sotto la tirannia dell’egoismo. La ragione si ubriaca con la convenienza e la liturgia. Ci sono vette più alte da raggiungere nella vita di ogni giorno e dalle quali è possibile vedere con chiarezza la vacuità dei propri paesaggi: senza siringhe e senza croci, senza fondotinta e senza fondamentalismi, al di là di ogni ideologia anacronistica e al di là di qualunque appello mediatico.