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Trattazione dilatata sulla masturbazione

Pubblicato giovedì 1 Marzo 2007 alle 12:39 da Francesco

Nell’immaginario collettivo il periodo della giovinezza è rappresentato da una serie incessante di infatuazioni e di pulsioni, ma talvolta queste esperienze fisiche ed emotive, che appaiono dogmatiche per i più giovani, non riescono a manifestarsi nella vita di ogni individuo: io ne sono un esempio. Ho ventidue anni, sono vergine e non ho mai dato un bacio in vita mia. Per le persone nelle mie stesse condizioni la masturbazione è il succedaneo e il surrogato della passione. L’onanismo può essere vissuto come un atto peccaminoso per coloro che più o meno consciamente subiscono l’influenza dal retaggio cattolico e in questo caso la loro unica valvola di sfogo rischia di trasformarsi in un’arma a doppio taglio che elargisce piacere in cambio dei sensi di colpa: delitto e castigo. Taluni mettono in atto processi machiavellici di sublimazione per sopperire alle mancanze affettive, ma credo che non basti una conversione utilitaristica delle proprie pulsioni per affrancarsi dal bisogno ancestrale di amare ed essere amati. Una sensibilità calibrata appropriatamente dalla consapevolezza può affrontare la latitanza della passione, ma questa combinazione di sentimento e ragione non è alla portata di tutti. La negazione dell’amore può sollevare le inibizioni che trattengono i comportamenti violenti o può incatenare l’individuo a un profondo stato di passività che porta con sé sfiducia e avversione aprioristica per il prossimo. Non voglio sconfinare nei territori della psicologia, che tra l’altro non si addicono al mio modesto background culturale, ed è per questa ragione che mi limito a riportare e ad analizzare ciò che (non) ho vissuto. L’antica arte della prostituzione può sembrare una manna per le persone che non riescono ad avere una vita sessuale, ma penso che la fruizione dei servizi di una mignotta non possa compensare minimamente i bisogni più intimi di un individuo, anzi, credo che un coito a pagamento corra il rischio di sottolineare dolorosamente l’assenza apparentemente imperitura dei sentimenti. Molti dei miei coetanei celebrano costantemente la vagina con riti risibili dalle velleità virili che sottintendono insicurezze e goffi tentativi di celare i loro aneliti più profondi. Ritengo che l’inclinazione maschilista della società sia più deleteria per i maschi che per le femmine. Le ragazze sono l’oggetto del desiderio degli uomini di ogni età ed è innegabile che l’intraprendenza maschile permetta loro di avere più possibilità di conoscere e farsi conoscere, tuttavia anch’esse si trovano di fronte a dei problemi di discernimento, ovvero devono capire se le intenzioni maschili sono consone ai loro bisogni: una sveltina, un rapporto platonico, una relazione seria e duratura, un gioco di tradimento o quant’altro possa partorire la mente umana. Le mie ultime righe peccano un po’ di generalizzazione, ma spero che riescano ugualmente a mettere in mostra la mia esperienza di osservatore provinciale. Non è sempre facile approcciarsi a una persona senza destare sospetti ingiustificati, inoltre la paura che il proprio orgoglio inciampi sopra un rifiuto costituisce un ulteriore ostacolo alle relazioni interpersonali. Il problema dell’asocialità è invisibile e spesso è difficile ricondurre i suoi effetti distruttivi a disagi di carattere sociopatico. L’incapacità di inserirsi nella collettività può essere confusa con la misantropia, ma quest’ultima non è altro che una delle possibili conseguenze di una mancata integrazione con il proprio humus. Talvolta chi si sente escluso a sua volta esclude il mondo che lo circonda, blocca l’ingresso della sua personalità a qualunque evento che non sia un’impellenza burocratica e si compiace di negare la propria presenza a chi agisce in maniera propositiva nei suoi confronti. Il comportamento di queste persone è una forma di ripicca masochista che aspira vanamente allo stoicismo, ma in realtà si tratta di una difesa autolesionista. La crisi d’astinenza emotiva può portare un individuo a tentare di negare le sue necessità affettive tramite azioni violente o elucubrazioni particolarmente ciniche. In questi casi la ricerca dei litigi con i quali sfogare le proprie frustrazioni viene anteposta alla ricerca del tepore sentimentale e l’avvento di un rapporto profondo durante questa fase rischia di diventare solamente una buona occasione per un alterco. Anche nei sentimenti conta il tempismo.

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