Ieri sono stato nella mia stanza a riposare per l’intera giornata e ne ho approfittato per fare un tuffo nel passato. Ho ascoltato per tutto il pomeriggio “Live Era ’87-’93”. Il doppio album in questione è una raccolta di pezzi dal vivo dei Guns N’ Roses a cui sono particolarmente legato perché ha accompagnato buona parte della mia adolescenza. Quando ero uno sbarbatello tentavo di imitare le linee vocali di Axl Rose e alla fine delle mie sessioni di mitomania mi ritrovavo puntualmente con la gola secca. Voglio elencare qualche ricordo riguardo ai Guns N’ Roses: il cilindro di Slash, l’assolo di “November Rain”, la voce isterica di Axl Rose, il testo di “Estranged”, la bellezza acustica di “Patience”, la goliardia di “Paradise City” e la chiusura stupenda di “Rocket Queen”. I miei gusti musicali sono cambiati radicalmente nell’arco degli anni, ma alcuni suoni legati a particolari momenti della mia vita sono sopravvissuti alle variazioni del tempo. Sono felice che i miei pregiudizi adolescenziali mi abbiano sempre tenuto distante dalla musica italiana. Come sarebbe stata la mia vita se al posto di “Use Your Illusion” avessi acquistato un album dei Nomadi, o, peggio ancora, dei Modena City Ramblers? La mia stupida esterofilia si manifesta anche nelle musica, ma sono troppo gretto per stigmatizzarla. Spero che il mio udito possa continuare ancora per molto a importare sensazioni pentagrammate nelle mie province cerebrali. Probabilmente quando Bob Dylan busserà alle porte del paradiso Nicko McBrian non sarà più in grado di suonare heavy metal con un solo pedale e io sarò ancora alle prese con le mie difficoltà esistenziali.