Tre ragazzi ordinari passeggiano insieme lungo le strade della loro cittadina. Diego è il capo del trio e la sua leadership è dovuta alla pistola di ordinanza che ha sottratto al padre. A un tratto Massimo, un altro membro del pericoloso gruppetto, lancia una proposta ai due compagni: “Ragazzi, andiamo in campagna e spaventiamo una famiglia in una casa isolata!”. Luca, il più giovane dei tre, annuisce all’amico con un ghigno che mette in mostra il giallume dei suoi denti storti. I tre figli di puttana salgono a bordo dell’Opel Corsa della madre di Diego e si dirigono verso l’uscita della cittadina. I centoventi battiti per minuto di un pezzo house rimbombano nell’auto e accompagnano i sorsi di Heineken e le boccate di fumo. Gli aspiranti delinquenti si apprestano a fottersi con le proprie mani. Dopo dodici chilometri l’auto si ferma vicino a una villetta isolata. Adesso la musica è appena percettibile, i sedili portano i segni della frenesia dei protagonisti e gli sguardi arrossati annunciano uno spettacolo di violenza frammista a sadismo. I tre scendono dall’auto, Diego mette il colpo in canna alla sua M9 e si incarica di suonare il campanello della villetta. Dopo alcuni secondi un viso femminile spunta da dietro una tenda e osserva con stupore le figure dei ragazzi. All’improvviso Massimo prende un sasso da terra e lo tira contro una finestra. In un primo momento i tre si mettono a ridere e subito dopo scavalcano a turno il cancello della casa. Diego non esita a sparare in testa al setter che si avventa contro di lui. Gli altri due sfondano la porta della veranda ed entrano nella casa. Poco dopo Diego raggiunge i compagni all’interno dell’abitazione e nota che una donna a carponi tenta di comporre un numero sul proprio cellulare. Anche Luca nota la donna e non perde tempo: si lancia contro di lei e sferra un calcio violentissimo al suo mento. La donna stramazza a terra e il cellulare si frantuma contro una parete. Non pago, Luca inveisce contro la donna: “Succhiami il cazzo, troia”. Massimo non si cura della violenza dell’amico e si avvia verso la cucina per prepararsi un panino. Diego sale al secondo piano per controllare le altre stanze della casa. Luca palpeggia la sua vittima che nel frattempo ha perso coscienza: la donna ha poco meno di quarant’anni, un seno abbondante ma un po’ cadente, una linea invidiabile e una chioma mora che mette in risalto la sua fisionomia mediterranea. Diego trova un bambino in una stanza del secondo piano. Il piccolo non sembra intimorito e probabilmente non si è accorto di nulla. Diego osserva il bambino e il bambino osserva Diego. Il bimbo sorride e saluta l’estraneo con la manina. La voce di uno dei due ragazzi che si trovano al piano di sotto deflagra improvvisamente: “Diego, Diego, dai dio cane, scendi!”. Diego preme la pistola contro il naso del bambino e poi spara senza guardare. Dopo il colpo Massimo grida: “Diego, che cazzo stai facendo? Che cazzo stai facendo?”. Mentre Diego scende le scale Luca abbassa i jeans, denuda un po’ la donna e inizia a sborrare sul suo petto. Come se non fosse successo nulla Massimo si rivolge a Luca: “Oh, ma stai sempre a menartelo”. La banda decide di andarsene. Massimo getta il suo panino, Luca si tra su i jeans e Diego nasconde la pistola sotto la camicia. I ragazzi tornano nella loro cittadina verso le nove di sera. L’Opel Corsa si ferma davanti al Jolly Bar. I tre si guardano e poi scendono. Massimo va a comprare un pacchetto di sigarette, Luca va a pisciare e Diego resta vicino all’auto. Un carabiniere arriva alle spalle di Diego e gli chiede i documenti. La tragica vicenda del pomeriggio ha messo in allerta le forze dell’ordine e sono scattati subito controlli a tappetto e posti di blocco. Diego non risponde al militare e si allontana un po’ senza tuttavia mostrare l’intenzione di fuggire. Il carabiniere metta mano alla pistola, ma Diego è più veloce e si spara in testa. Appena Massimo e Luca odono il colpo si precipitano in strada e vedono subito l’amico morto sotto un’impalcatura illuminata da una luce intermittente. Dopo una settimana Massimo e Luca si incontrano al solito posto sotto un cielo pulito: un po’ di luce scontrosa illumina i corrimano in legno sopra ai quali siedono in un equilibrio precario le ombre delle ombre.