Deambulo tra il giorno e la notte con sorrisi intermittenti. Alle volte una rêverie improvvisa mi lascia lungo stradine viennesi sovrastate da sere settembrine. Sono felicemente alienato nel mio ozio e non smetto mai di non fare un cazzo. Ho elaborato un’intuizione banale per queste righe quotidiane: “La vita è al di fuori del mio vuoto e io non mai tempo di farci un salto”. Un aforisma degno della peggiore rubrica di uno dei tanti settimanali di merda. Non è sempre facile descrivere la mediocrità ed è per questo motivo che talvolta incontro delle difficoltà nel redigere me stesso. Credo che da qualche parte esista un becchino che dipinge a tempera la tempra dei suoi affittuari silenziosi. Ho costruito la frase precedente per giustificare l’allitterazione e credo che sia una prova abbastanza evidente del carattere puerile e un po’ prolisso della mia scrittura. Se avessi una buona padronanza della lingua italiana e uno stile adatto al grande pubblico probabilmente scriverei libri e mi masturberei in albergo tra una promozione editoriale e l’altra. Il talento non è una discriminante per la mia vita e sono contento di non averne, altrimenti dovrei affrontare i sensi di colpa dovuti al suo spreco. Ciò che ho scritto finora non batte bandiera modesta, ma penso che sia il frutto di un’autocritica un po’ malefica nei confronti del mio modo di esprimermi attraverso queste parole virtuali. Un po’ di tempo fa scrissi qualcosa di simile, ma ritengo che a causa della pochezza dei miei interessi sia quasi inevitabile che io cada sempre sulle stesse tematiche.