Agosto: arsura e strade sature. Le mie arterie sono ancora libere e ogni tanto bevo un po’ di latte per rimandare l’appuntamento con l’osteoporosi. Davanti a me vedo me stesso perché fronteggio uno specchio e quanto osservo non mi disturba affatto. Mi sono dimenticato di fare la fila per le ambizioni. Certe prospettive mi stimolano soltanto la diuresi. Io sono incanalato altrove e vado regolarmente al cesso. Non ho nulla da insegnare né niente da dire, ma anche se avessi qualcosa di questo genere me ne sbarazzerei subito in una discarica per non avere impegni maleodoranti. Vivo in funzione di me stesso, ma perlomeno non tiro in mezzo altra gente nel mio egoismo contenuto. L’uso del mio tempo è discutibile, ma pur sempre legittimo. Potrei fare grandi cose se al posto di un cervello comune avessi uno stabilimento di idee. Non mi manca nulla perché non voglio niente. L’assenza di un desiderio intenso non è necessariamente indice di melanconia, ma capisco che questa possa essere l’interpretazione di qualcuno che abbia accantonato l’allegro chirurgo per giocare con il kit dell’aspirante psicologo. Certe analisi sono così spicciole che non meritano neanche l’elemosina della mia attenzione. Evito abilmente gli infortuni, infatti è raro che io mi rompa i coglioni. Le novità per me scarseggiano come nel calciomercato del Milan, tuttavia a differenza del club meneghino io non ho bisogno di nuovi innesti per mantenere i miei buoni risultati.