Se dimorassi al settimo cielo riuscirei a vedere le lunghe gittate dei missili balistici? Non di rado dietro la presunta empatia si cela il vessillo del narcisismo. Gli uni combattono contro gli altri perché Polemos è il padre di tutte le cose: il conflitto si avvale della morte e della distruzione mentre si estrinseca come principio vitale. La realtà è fatta di contraddizioni e paradossi ai quali non bado più dello stretto necessario. Non ho parte in causa, qualunque essa sia.
La mia voce si fa eco e parla a se stessa: è comunicazione a chilometro zero. Non ho contatti segreti né scoperti, bensì posso contare sulla piena adesione di me stesso alla mia persona e alle sue ridondanze, compresa quella che ho appena vergato. Il mio è uno dei tanti deserti che popolano il mondo, ma per me è un habitat ideale e ne conosco quasi ogni angolo, inoltre so come trarne risorse pressoché inesauribili: la mia transizione ecologica è avvenuta già da tempo e senza il problema dell’inquinamento. Quello che mi manca assomiglia a un nembo passeggero e quindi, talora, la presenza delle assenze non mi dispiace affatto, così come i temporali con annessi rovesci sanno vitalizzarmi in un modo tutto particolare.
Dai bastioni del mio regno interiore non scorgo orizzonti nuovi, ma vedo con chiarezza ciò che conosco da sempre e con cui mi oriento ancor oggi. Le sabbie del tempo seppelliscono molte cose e difatti ampie dune si profilano innanzi a me, tuttavia i miei entusiasmi più forti continuano a scrollarsele di dosso dietro mio preciso ordine. Non risuona altro nome al di fuori del mio ed è dunque in nome di me stesso che mantengo il potere sul tempo a mia disposizione.