Pochi giorni fa ho compiuto quarant’anni alla luce della mia noncuranza, ma non ho idea di cosa implichi questo presunto traguardo. Non so se io appartenga alla mia età o viceversa, però non percepisco differenze sostanziali rispetto a quando feci ingresso nella mia terza decade, inoltre il mio attuale valore VO2Max (un buon 68) certifica che sotto il profilo atletico sono un ventenne. Sto per i fatti miei, ho le mie abitudini e non coltivo pomodori né speranze giacché l’orto vuole l’uomo morto: mica sono scemo io, o almeno non così tanto! Non considero la mia esistenza vuota, però veste larga, questo sì: io ci sto comodo e c’è spazio anche per i gatti.
Se oggi crepassi cosa lascerei di me in questa dimensione? Poco e per poco tempo, ma non ho mai avuto l’ambizione di guadagnarmi l’intitolazione di una via né una statua: le strade sono sporche e le statue pure, ricoperte come sono dalla merda dei piccioni. Per avere una crisi di mezz’età dovrei contare tutte le reincarnazioni pregresse e capire a quale punto io mi trovi. Potrei essere nell’ordine dei millenni? “Quando fui donna o prete di campagna, un mercenario o un padre di famiglia” cantava Franco Battiato su Caffè de la paix. Cosa dovrei costruire per aggettare la mia attuale e transeunte persona sul modesto avvenire che forse mi si profila innanzi?
Vivo così, ma così come? Un po’ come viene. Non m’illudo di essere sempre nel presente e tengo conto di tutte quelle prosaiche scadenze che costellano la vita ordinaria, però non mi fascio la testa prima di rompermela a meno che non voglia indossare una hachimaki. Anche se in ritardo, tanti auguri!