Ieri notte, all’improvviso, la mia attenzione è stata richiamata dal vibrante litigio di una giovane coppia. Lui voleva lasciarla perché a suo parere erano incompatibili, inoltre non sopportava gli amici di lei. Secondo la giovane invece loro due si completavano a vicenda, ma ogni volta che lo ripeteva il ragazzo dissentiva con crescente fermezza. A un certo punto lei ha detto: “Abbiamo atteso nove mesi questo momento!”. Praticamente un parto. Ho immaginato che la loro fosse stata per un po’ di tempo una relazione a distanza nella quale, a un certo punto, la distanza era venuta meno e aveva finito per svelare certe incongruenze.
Mi pisciavo addosso dalle risate mentre ascoltavo le argomentazioni della coppia, ma d’altro canto io non stavo origliando né spiando nessuno giacché la loro conversazione mi giungeva nella stanza come se l’avessi richiesta tramite un servizio on demand.
Non conosco bene questo tipo di tensioni perché non ho mai avuto legami sentimentali, tuttavia, in un passato ormai remoto, mi sono ritrovato a interloquire con alcune ragazze e ho puntualmente esperito un disincanto analogo a quello che lamentava il tizio succitato: quante inutili discussioni, fini a loro stesse e scevre d’ogni senso. In tutta onestà talora mi chiedo cosa proverei se condividessi certe cose con un’improbabile compagna, ma poi finisco sempre per pensare a tutte le implicazioni e quindi corro tra le braccia dell’avvenente solitudine a cui devo più di quanto io dia. Comprendo il bisogno di reciproca risonanza, difatti in grado minore esso alberga anche in me per via della mia natura umana, ma io trovo che sia più facile e proficuo sublimarlo che assecondarlo.
Non so poi come sia andata a finire tra quei due, però auguro buona fortuna a quel ragazzo poiché mi è sembrato piuttosto lucido nella sua analisi e spero che egli riesca a fare sue tutte quelle energie sopite di cui è l’ignaro custode, come chiunque altro.