Gli anomali giorni del quieto vivere
Pubblicato giovedì 20 Marzo 2025 alle 02:28 da FrancescoMi avvalgo della facoltà di respirare, ma secondo i crismi del pranayama. Non ho le farfalle nello stomaco e di norma preferisco che gli insetti volino in aperta campagna o nei giardini in fiore: il mio non è un atto discriminatorio. In passato ho sperato che certe premesse superassero il loro status, ma il loro unico sorpasso è avvenuto contromano in un frontale con la realtà dei fatti. Sono in grado di leggere una fine annunciata negli altrui entusiasmi, come se d’un film potessi indovinare l’epilogo dal suo titolo. Io doppio soltanto me stesso, anche perché altro non m’è dato fare.
Vivo negli spazi adiacenti al presente perché in questo periodo ho la sensazione che i miei giorni superino i limiti di velocità , ma non ho prove certe per inchiodare le ore a una staticità a cui, in ogni caso, nulla né nessuno può relegarle. Non colonizzo l’altrui attenzione e mi limito a regnare nel mio orticello, dove comodo sedo su un torno di sedani. Coltivo ortaggi e passioni solipsistiche perché non è male far di necessità virtù e poi, fatto trenta, far trentuno vien da sé, in particolare nell’atto di unire l’utile al dilettevole.
Le occasioni perse si sono perse da sole e non hanno avuto l’accortezza di lasciare molliche lungo il cammino: forse il loro destino era nel food delivery. Sarà il momento o il tenore di queste parole, però mi torna in mente un passaggio di “This must be the place”, film di Paolo Sorrentino, nel quale il protagonista dice: “Lo sai qual è il vero problema, Rachel? Passiamo senza neanche farci caso dall’età in cui si dice ‘un giorno farò cosi…’ all’età in cui si dice ‘è andata così…'”.