Oggi ho corso venti chilometri in poco meno di un’ora e venti minuti: fuori non spirava un alito di vento e in me non c’era perturbazione alcuna. Ho intenzione di gareggiare di nuovo, ma solo a fronte di una forma fisica che mi consenta di fare dei buoni tempi, altrimenti continuerò ad allenarmi per rimanere in salute e per giocare con il cronometro.
Si è rivelato buono l’inizio del corrente anno, ma non posso fornirmi garanzie per i tempi venturi. La mia prassi è sempre la stessa e, stando alle cronache nazionali e internazionali, mi pare che anche quella del mondo non presenti cambiamenti di sorta. Si sostituiscono i numeri sui calendari per confermarne altri di diversa natura.
Avverto una nuova e accresciuta sicurezza in me, intendo superiore al solito e più intensa delle precedenti, perciò al momento non ospito dubbi e al contempo non escludo che possano arrivarne in seguito: per adesso non ho ricevuto prenotazioni e non me ne aspetto.
Se mi guardo attorno vedo precipizi ovunque, come se mi trovassi su un crinale, ma il colpo d’occhio è meraviglioso e io non sono tipo da farne uno di testa: mi trovo in quota senza protezioni e devo solo stare attento a non mettere male i piedi. Non so se valga anche per altri, immagino di sì, ma per me ogni cosa e ogni evento sono anzitutto cause ed effetti di precisi equilibri: occorre concentrazione e io cerco di coltivarla anche nelle piccole cose, o almeno ci provo.
Mi alletta il futuro prossimo e non vedo l’ora che diventi un passato della stessa risma affinché possa misurarne l’impatto. C’è sempre qualcosa che bolle in pentola, ma di sicuro non sono io: non mi appartiene il ruolo di vittima sacrificale. Non ho alleati, ma soltanto orde di entusiasmi che attendono il segno del comando: oltre all’equilibrio anche il tempismo è capitale e forse il secondo è già implicito nel primo.