Mi appoggio ai silenzi che si susseguono senza soluzione di continuità, tuttavia con la stessa indolenza di chi sieda su un muretto e vi lasci ciondolare le gambe. Altre volte ricerco suoni che sovrastino rumori anonimi e non tanto per un disprezzo verso i secondi quanto per il piacere dei primi. So cosa mi piace ascoltare e tendo a mantenere le distanze da ciò che non incontra il mio gusto o da quanto non desti la mia curiosità. Non è sempre possibile compiere una libera scelta e forse questa, in ultima analisi, non è mai davvero libera, però io non mi formalizzo e l’accetto per come si presenta al tribunale della mia ragione.
In uno dei vangeli v’è scritto di lasciare che i morti seppelliscano i morti, ma se dipendesse da me chiederei loro anche di potare i cipressi del cimitero. Non pratico il culto dei defunti né quello dei vivi: tutt’al più posso fermarmi per strada a comprare una torta gelato e qualche cialda, giusto per non presentarmi a mani vuote. Se la morte fosse una cosa seria non riuscirebbe a tutti: almeno la nascita implica un gioco a premi tra i gameti. Mi viene da pensare che la vita sia tassata alla fonte. Se tornassero gli anni passati questi verrebbero meno al proprio nome e si chiamerebbero ricorrenti. Al momento non ho nostalgie d’alcun tipo, o perlomeno non le sento mie, però non escludo che ne abbia qualcuna in frigorifero da scongelare in mancanza di meglio. Prima o poi le campane suonano per tutti, ma io, intanto, opto per dischi di mio gradimento e non sto ad aspettare rintocchi che non potrò manco udire. V’è da capire se certe decisioni sia meglio metterle ai voti o all’asta: nel primo caso io mi asterrei e le urne sarebbero deserte, nella seconda circostanza invece non farei né accetterei offerta alcuna. E allora? E allora niente!