La fenomenologia dello spirito è un’avventura gnoseologica e un allenamento per la capacità d’astrazione, ma per me è anche uno dei pochi scritti verso cui ho un timore reverenziale e una ciclica necessità di tornarci sopra. Hegel meno d’altri si presta ad amputazioni aforistiche, il suo è un impianto troppo complesso per le esternazioni mestruate, perciò mi ci misuro sempre senza la pretesa di conservarne una comprensione integrale: è lo stesso approccio che riservo a Kant e ad Heidegger, altre frequentazioni abituali su cui faccio prevalere il principio di realtà.
La filosofia ha un’applicazione pratica che sfugge a quanti la ritengano fine a stessa e la riprova è anche nelle vite irrisolte dei suoi detrattori: è stato il mio spirito d’osservazione che mi ha condotto verso lo spirito assoluto, una sorta di “ragion pratica” e non un nozionismo bulimico. Per me meglio guadagnare tempo perdendolo con morti illustri che perderlo e basta giustapponendo monologhi nell’illusione di un dialogo. Cosa avranno mai da dirsi i vivi, boh!
Che bello non avere figli: si tratta di un grande sollievo esistenzialistico e di un…
Le parole non pesano molto, ma io rinuncio a lanciarle dove non possono arrivare e…
Non riesco a detestare il caldo perché lo associo al deserto di cui mi sento…
Trovo che quest'estate sia un po' sottotono, tuttavia non riesco a capire i motivi di…
Ho una predilezione per i temporali estivi e preferisco l'ira dei nembi all'indolenza dell'afa o…
Mi vedo costretto a eludere varie forme di contegno per scongiurare che queste degenerino nella…