Trovo che quest’estate sia un po’ sottotono, tuttavia non riesco a capire i motivi di questa mia impressione e dubito che m’interessi farne emergerne alcuno. Piccoli disastri e polemiche sempreverdi sbocciano attorno a me, nell’aridità del giochino sociale in cui le regole cambiano a seconda di chi le detti, ma per fortuna io non ho parte in causa e veleggio a debita distanza dalle sponde di chi è sempre intento a cambiarle. La volubilità non è per forza una colpa e soltanto i cretini non cambiano mai idea, ma allora mi viene da pensare che talvolta gli opportunisti sfruttino certe occasioni per non sembrare tali né cretini. “L’uomo non è pietra di tungsteno e cambia spesso proprietà“, cantava qualcuno: aveva ragione.
Non cerco fortuna e forse è proprio questa la mia fortuna più grande, ma se anche provassi a trovarla dubito che vi riuscirei. Per anni ho provato a capire se in me vi fosse un grande talento da coltivare, ma non ho scoperto nulla d’eccelso, tutt’al più qualche buona predisposizione e nient’altro. Se avessi avuto una grande qualità mi piace pensare che ne avrei avuto cura anche se non ne fossi stato entusiasta. In parte sono contento della mia mediocrità perché è molto comoda e non inficia l’autostima di cui sono munito. Il meglio di me riesco a darlo per i fatti miei e il mio excursus vitae ne è testimone. A quarant’anni non ho ancora nomi propri che mi rimbombino in testa, bensì pensieri leggeri che non hanno volto né identità e ai quali non devo rimediare appigli esogeni. Non ho alcuna idea di dove io stia andando, tuttavia mi lascio trasportare dalle correnti perché non sono quelle agitate della tempesta.
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