Il signor Macron lascia intendere che l’invio di truppe in Ucraina non sia da escludere qualora lo sfondamento russo continui: per me questi abbai transalpini sono al contempo grotteschi e pericolosi. Immagino che l’intervento diretto di un paese NATO in Ucraina implichi il probabile inizio della Terza guerra mondiale e, al cospetto d’un simile scenario, è lecito supporre la sciagurata necessità di ricorrere alla coscrizione; in altre parole, se vi fosse davvero un nuovo conflitto globale, l’insufficienza delle forze regolari si profilerebbe come circostanza nient’affatto remota. Per suo conto l’Italia ha asserito che non mobiliterà truppe, ma io tendo a non credere alle parole di un ministro, specialmente quando esprimano qualcosa di buonsenso.
La leva obbligatoria non è stata abolita, bensì sospesa, perciò ogni comune italiano ha una lista di coloro che in teoria possono essere coscritti: vige anche l’articolo cinquantadue della costituzione italiana secondo il quale, con tono roboante, “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Per me, ovviamente, sono tutte stronzate. Anzitutto non esiste più alcuna patria, ammesso poi che ve ne sia mai stata una: non è più l’inizio del Secolo breve, il multiculturalismo ha annacquato ogni vaga identità nazionale vi sia mai stata, inoltre non si respira più tutta quella voglia di crepare per un vago ideale di cui in realtà beneficiano soltanto le persone di potere. Io sono un potenziale disertore e di certo non andrei ad ammazzare qualcuno su ordine altrui, ma come me sono certo che molti altri non vogliano crepare per un’astrazione fattasi repubblica. L’Italia non si chiamerà così per sempre: cambiano i toponimi, le lingue parlate e scritte, gli usi e i costumi, i confini e la memoria storica: insomma, tutto.
Qualche mese fa, girovagando in una cittadina italiana, mi sono imbattuto nella targa che ho messo in calce a queste righe. Su quella lastra abbandonata si può leggere come siano stati stigmatizzati quegli italiani che durante la Prima guerra mondiale disertarono o passarono al nemico, come se fossero stati tenuti a crepare per i loro padroni di sempre. Prima si dà l’individuo con la sua libertà d’espansione, poi questo vi rinuncia in larga parte riunendosi in società e ottenendo in cambio un certo grado di sicurezza, ma quando il contratto sociale venga meno o non convenga più, allora il singolo torna allo stato di natura e alle leggi da cui esso è normato. Sic et simpliciter.
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