22
Feb

La parte maledetta di Georges Bataille

Pubblicato giovedì 22 Febbraio 2024 alle 18:21 da Francesco

Nelle frequentazione postuma e cadaverica col pensiero di Georges Bataille ho trovato una certa consonanza, ma anche un ulteriore amico d’avello. Più che le carni, a me strappa un sorriso e un cenno d’assenso la sua visione della manducazione, della riproduzione sessuata e della morte come dei lussi: la prima perché evidenzia la maggiore complessità della catena alimentare ed energetica negli animali onnivori, la seconda in analogia col fenomeno della scissiparità e l’ultima, la morte, intesa quale maggiore tra i lussi in quanto dispendio rivelatore e trascendente. La cornice ovviamente non è quella della morale: è questione altra.
A mio parere ancor oggi si dimostra audace e suggestivo il concetto di dépense, così come attuali sono le implicazioni politiche ed economiche di cui è portatore, ma per me risultano più stimolanti le sue premesse etnografiche e la conclusione di Bataille col senso d’appartenenza a un certo misticismo. Mi vedo già fare un uso improprio anche di questo impianto speculativo per rivendicare e celebrare le beate distanze dai peggiori gravami dello zoon politikon.

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20
Feb

White Marble Marathon 2024

Pubblicato martedì 20 Febbraio 2024 alle 18:26 da Francesco

Secondo me la domenica è un giorno da golpe, ma in quella appena trascorsa io ho finito per correre la mia quarantatreesima maratona, la trentesima sotto il muro psicologico delle 2 ore e 50 minuti. È stata anche la mia cinquantesima gara di lunga distanza (nel novero vi sono anche sette ultra). Me la sono presa “comoda” perché sono partito per farla a mo’ di allenamento, quindi con un’andatura tra i 4’ e i 4’02”/km, ma alla fine è venuto tutto un po’ più veloce come nei decorsi infausti. Il tempo finale è stato di 2 ore, 47 minuti e 38 secondi, ossia 3’58”/km: ottavo assoluto e un primo posto di categoria che non significa niente, assolutamente nulla, proprio zero, però la targa ha un design grazioso.
Nelle mie due precedenti partecipazioni alla White Marble ero riuscito a finire tra i primi cinque, quindi con modesti premi in denaro che non ho mai potuto ricevere perché ero, sono e sarò una Runcard, ovvero un atleta senza una squadra federale.
La mia condotta di gara è stata tranquilla e mi sono divertito assai. Ho girato lievemente più lento nella seconda parte del percorso, nondimeno sono riuscito a recuperare diversi atleti che forse erano partiti troppo forte.
Per l’occasione ho indossato l’ottima canotta regalatami dal caro Emidio dell’Aurora Montale, perciò è a lui che dedico questa mia prestazione.

Qui i risultati: https://www.endu.net/it/events/white-marble-marathon/results

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13
Feb

Belligeranze

Pubblicato martedì 13 Febbraio 2024 alle 19:56 da Francesco

Mi sintonizzo sulle basse frequenze di questioni terra terra e sulle stesse potrei cominciare a scavare la fossa altrui prima di pensare alla mia, ma tenendo a mente che anche i becchini verrano seppelliti. Le guerre sono un po’ come le ciliegie, una tira l’altra mentre tutti si tirano addosso, però dei morti si fa una fredda conta a meno che non contino davvero per chi ne giudichi l’importanza.
L’ingresso nell’empatia degli altri è a numero chiuso, come in certe facoltà universitarie, quindi le vittime devono presentare determinati requisiti: è richiesta loro la patente di perseguitati, hanno sempre l’obbligo delle catene e non solo d’inverno, devono essere munite di tratti in cui la giuria si possa rispecchiare e poi, affinché venga sposata, la loro causa deve portare in dote un senso di eroismo che sia fruibile a parole.
Le guerre combattono tra loro per decidere quali siano le più gettonate e per gettare le altre nel dimenticatoio geopolitico. I conflitti minori, dove comunque i minori crepano, finiscono in un cesto delle offerte per i collezionisti d’ossa. Il pacifismo è sempre la moda del momento, il gran galà con le buone intenzioni al guinzaglio, ma la pace è una questione di convenienza anche se viene spacciata per convinzione: la vaga assonanza della seconda imbelletta la prima, proprio come accade nell’import-export della democrazia.
In ogni conflitto bellico posso simpatizzare per una parte in ragione di criteri arbitrari, una scelta à la carte di convenienza, tuttavia coloro che io sostengo davvero sono i disertori di ambo le fazioni. La prospettiva di una guerra su larga scala ha fatto tornare in auge l’articolo 52 della Costituzione con il suo roboante incipit: "La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino". Secondo te, signor Stato, vado a farmi ammazzare per te e per il tuo concetto anacronistico di patria? Nel 2024, la patria? Dov’è? Non ho mai avuto il milite ignoto come beniamino.
Ti vedo male in arnese signor Stato e se fossi in te non farei troppo affidamento sui coscritti, me compreso. Rifatti i conti. Le cose cambiano, le cartine geografiche si aggiornano, le lingue si evolvono, gli imperi cadono. L’Europa non si chiamerà così per sempre, nell’attuale Italia non si parlerà italiano fino alla fine dei tempi e l’egemonia mondiale, prima o poi, penderà da un’altra parte. Stacce, signor Stato.

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3
Feb

Al posto mio vorrei starci io

Pubblicato sabato 3 Febbraio 2024 alle 22:22 da Francesco

Non so come le persone si rapportino tra loro giacché ne frequento poche e di rado, perciò non mi pongo certi problemi né posso identificarmici. Penso che certuni condurrebbero un’esistenza migliore se riuscissero a fare a meno delle loro relazioni umane, o almeno di quelle che vadano oltre la cordialità e la burocrazia. Mi chiedo: come mai individui incompatibili tra loro decidono di unirsi in vincoli di vario tipo, fosse anche solo una semplice amicizia? Mi rispondo: forse i più non riescono a definirsi che tramite quegli altri per i quali, a loro volta, anch’essi diventano altri; ne conseguono legami forzati tra gli associati di un circolo vizioso per i quali, tuttavia, risultano più tollerabili i problemi scaturenti da tutto questo rispetto all’assenza altrui e a quella propria in funzione di terzi. Simili dinamiche a me interessano solo nella misura in cui possa guardarmene e, in seconda battuta, anche come ulteriore tassello d’una mia vana polimatia.
Il più delle volte credo che io faccia bene a stare per i fatti miei, quindi rinuncio di buon grado a certe occasioni di cui sono l’involontario destinatario, ma può darsi che questa mia inclinazione sia dovuta in parte anche alla forza dell’abitudine. Talora mi sono chiesto come sarei diventato se fossi stato uno zoon politikon propriamente detto, insomma, più calato nella parte sociale: a mio parere ci avrei perso molto. È inevitabile che la prolungata permanenza in consessi di vario tipo levi qualcosa all’individuo sebbene quest’ultimo, al contempo, qualcosa riceva in cambio, quasi come indennizzo per la trasferta lontano da se stesso. Mi chiedo se il rapporto tra opera d’arte e fruitore sia da considerarsi una relazione umana tra l’autore e il pubblico, ma anche se lo fosse di certo non potrebbe essere equiparata al vago e, in sparuti casi, piacevole ciarlare de visu su questioni spesso più grandi di chi ne dibatta, convinto di qualcosa, come me.

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