In questi tempi di forti rincari soltanto le scelte sbagliate mantengono stabili i prezzi da pagare in seguito, perciò non mi sorprende che taluni vi ricorrano senza posa per rinfoltire le proprie illusioni. Non ho idea di come si calcoli la differenza tra cattivi consigli e buone intenzioni, perciò tendo a non fidarmi di nessuno e le speranze preferisco riporle in fondo al congelatore o nel cassonetto dei rifiuti organici. Nella misura del possibile, la quale è sempre variabile e non si fa mai costante, cerco di stare al di fuori del tempo mentre veleggio in solitaria su quanto me ne resta da vivere. Le molteplici accezioni della singolarità si possono riassumere in implicazioni così comode da renderne improbabile o comunque ardua la rinuncia.
La ricerca di distrazioni ed emozioni forti restituisce un’immagine desolante giacché ai miei occhi non si configura come svago o edonismo autentico, bensì tende a prendere le sembianze di un’evasione in senso letterale, vera, pervicace e fallimentare fuga dai recessi più reconditi e invalicabili del sé individuale. Queste e analoghe suggestioni emergono in me quando, mio malgrado, assisto a degli entusiasmi dai quali non riesco a farmi contagiare e sì che non sono nemmeno vaccinato! Ognuno si arrabatta con quanto possiede o con le convinzioni che riesce a prendere in prestito da altri, ma taluni si ritagliano angoli autarchici e riescono a soddisfarsi con le proprie produzioni. Non cerco punti di contatto né punti di rottura e non ho fili né fidi scoperti, però i miei capelli sono lunghi e non so quanto elettrostatici. Non aspetto né mi auguro che qualcosa mi caschi dal cielo, tuttavia mi piacerebbe assistere alla caduta di quest’ultimo.
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