Di recente ho visto vanificarsi una mia ottima intuizione a causa di un cattivo tempismo e quindi mi sono ritrovato al cospetto di un progetto eccellente che ha finito per risolversi in un perfetto fallimento. Il mio disappunto è stato piuttosto breve e siccome non sono rimasti neanche i cocci da raccattare non ho dovuto affrontare le tipiche incombenze di un vaso rotto, però mi sono raccolto in me stesso e ho dato celere corso all’accettazione dell’evento.
Non posso controllare tutto né lo pretendo giacché vigono sempre in potenza dinamiche superiori alla mie capacità di previsione, ma non mi lascio soverchiare dall’ineluttabilità delle circostanze. Nel caso di specie la questione di fondo non è nulla di tragico, tuttavia potrebbe offrirmi ottimi spunti di frustrazione se non sapessi contenere la portata della delusione.
Non alla maniera dell’Anonima sequestri, però mi sto già preparando per le inevitabili occasioni di riscatto che si profileranno all’improvviso sui miei orizzonti imminenti. Ciò che attualmente penzola come il brandello di un cadavere può diventare il termine di paragone per circostanze del tutto opposte. Il tempo è consigliere e giudice, ma se fosse ancora più pieno di sé gli farei fare anche i piatti a dimostrazione di come tracotanza e modestia possano talora convivere. D’altro canto la realtà è fatta di paradossi semoventi, di enantiodromie e di continui travasi semantici, dunque non mi resta che tenere il ritmo giusto per evitare che io mi calpesti i piedi da solo. Ho fiducia nei miei mezzi e in ragione di un estemporaneo animismo mi auguro che a loro volta essi l’abbiano nei miei confronti.