Qualche volta mi risulta difficile stabilire con assoluta certezza cosa sia giusto e cosa invece risulti sbagliato, ma talora le circostanze richiedono una perentorietà che io non sono in grado di fornire loro e in questi casi le decisioni necessarie restano latitanti od ozianti astrazioni.
Se avessi tutte le risposte parteciperei a qualche quiz impegnativo oppure darei un autentico sollievo a chi nelle ore più buie s’interroghi sui propri improvvisi e inspiegabili lutti, ma immagino che l’attuale crisi delle materie prime ritardi anche la consegna di soluzioni esistenzialistiche dall’Oriente. Nel mercato globale si esporta la democrazia e s’importano ragioni arbitrarie, d’altro canto un egoismo ecosostenibile si fonda anche su quell’autosufficienza che implichi il cantarsela e suonarsela da soli. Vi sono coscienze che non ammettono rifiuti e anche questo tratto suppongo che vada nella direzione di un certo ambientalismo.
Cosa devo fare e con quale intensità non è questione che mi sia dato di misurare con una cineseria da comprare in ferramenta, ma tra le discariche del passato vi sono utili concetti da impiegare in un’economia circolare, quella della chiamata alla vita senza preavviso. È davvero gravosa la reperibilità a qualsiasi ora del nulla.
Le questioni quotidiane si dispiegano nell’effimera catena di eventi che confina la libertà in comode restrizioni i cui evidenti limiti sfuggono alla fortunata cecità di chi vi sia sottoposto, perciò terzo occhio non vede e spirito non si muove. Per me l’alternativa a ogni alternativa è la negazione di qualsiasi alternativa e trovo che questa sia una consolante evenienza. Un saluto a chi non c’è perché non è.