Sotto l’albero di Natale si possono porgere verità infiocchettate che valgano per tutto l’anno e anche oltre, ossia regali ecologici ed economici il cui unico costo risulta a carico della coscienza. Si accendono e si spengono le lucine sulle strade violente dove la legge nulla può giacché spesso i suoi servitori nulla vogliono. Forse qualcuno scrive biglietti di auguri con gli stessi ritagli di giornale che di solito impiega per le lettere minatorie.
I sogni son desideri, ma anche le cospirazioni rientrano nella stessa categoria. Qualora basti il pensiero immagino che un dono possa considerarsi anche quello di una promessa da montare e smontare all’uopo in barba (bianca) alla coerenza. I buoni propositi risultano molto utili perché di ciò sono lastricate le vie dell’inferno che hanno un costante bisogno di manutenzione, ma almeno quelle sono più sicure di certi ponti e viadotti sui quali taluni hanno perso la vita per colpa di terzi e di lucrosi secondi fini.
Avverto l’atmosfera delle festività benché molto attenuata per ovvie e pervicaci ragioni che invero non mi turbano. Anche quest’anno non mi sono arruolato nel consumismo sfrenato né ho dovuto tenere a bada l’acquisto compulsivo, però ho riservato qualche piccola attenzione per me stesso e non mi sono spinto oltre. Più passano gli anni e più mi risulta difficile gratificarmi con modesti beni materiali ancorché siano veicoli di cultura e apprendimento: allo stesso modo trovo sempre più facile concedermi riflessioni liete e distaccate. Credo che in fondo non me ne fotta un cazzo di niente, ma questa è soltanto una mia vaga impressione.
Per Capodanno non ho progetti, tuttavia non ne serbo neanche per l’avvenire e quindi non proietto nulla in avanti così come non mi trascino dietro un passato ingombrante. Viaggio leggero, io, però conto di liberarmi in misura ulteriore e per uno sgombero definitivo mi affido alla mia futura estinzione. Tempo al tempo: intanto mi diletto in questa gabbia terracquea e, per areare il locale, mando a fare in culo chi lo merita.
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