Ho la sensazione che negli ultimi giorni qualcuno mi stia pensando con particolare frequenza o intensità, ma non ho tabulati telepatici da richiedere per verificare questa mia impressione. Talvolta ho la tentazione di rispondere a queste chiamate perse che vedo nel registro della mente, ma non lo faccio mai perché non sono in grado di capire se siano davvero tali o se si tratti di un mio desiderio sul quale io ricamo storielle di fantasia. Chissà. Forse (non) agisco in virtù di una paura, una qualunque, o può darsi che oltre a rifiutare caramelle dagli estranei io non accetti neanche illusioni dalle sconosciute. Pare che la prudenza non risulti mai in esubero.
Mi atterrisce l’idea di ritrovarmi in tante e inutili complicazioni, inoltre il corso degli eventi non mi ha mai messo di fronte a ragioni valide affinché io me ne facessi carico.
Sono munito di una buona autostima, però non mi riconosco doti attrattive sotto il profilo caratteriale e tutt’al più posso suscitare un po’ d’evanescente interesse. Nel mio intimo sto troppo bene da solo e non compio sforzi per predispormi a qualcosa di diverso, tuttavia sarei un coglione se guastassi il rapporto con me stesso per favorire l’insorgenza di relazioni aliene. Talora mi balena in mente la curiosità di un affetto sincero e reciproco, ma poi benedico la possibilità di distendere tutta la mia apertura alare su un letto a due piazze.
Ciò che saltuariamente trabocca dall’inconscio, non ha la forza né l’urgenza necessarie per trasformarsi in volizione. Ogni tanto me ne dimentico ma ho trentasette anni e secondo me alcuni aspetti del mio modus vivendi si sono ormai radicati in profondità. Non so come sarebbe stata la mia esistenza se avesse seguito un altro sentiero, però non mi dispiace quello che sto continuando a battere e quindi non posso dare asilo a pentimento alcuno. Qualche volta ripenso a un nome, a una circostanza, a quanto fu una consuetudine di parole scambiate, ma sono tutte cose che vanno e vengono, nomadi, epifenomeni di epifenomeni.
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