Al momento non riesco a figurarmi nulla di rilevante nelle immediate vicinanze del presente, ma non cerco novità particolari perché la mia esistenza non è affetta da una sindrome di accumulo. Oltre l’apparente stasi degli eventi le cose mutano in continuazione, ma in modo quasi del tutto impercettibile per il mio intelletto e io non potrei rendermene conto se ogni tanto non ci riflettessi per il gusto di conoscermi un po’ di più.
Forse certuni si oberano di compiti per accelerare il ritmo dei cambiamenti affinché quest’ultimo risulti più evidente alle loro osservazioni, io invece il tempo cerco di rallentarlo, o almeno sono convinto di operare così verso la sua mendace e soggettiva percezione. L’orizzonte della morte prospetta la fine dell’identità e suppongo che qualcuno provi a sfuggire dall’accettazione della propria finitudine tramite l’ausilio di molteplici distrazioni: queste possono essere lavorative, affettive, edonistiche, dissolute, politiche, esoteriche, futili, immaginarie, metafisiche, truffaldine, artefatte, spontanee, passeggere, idilliache…
Non ho mai imparato a ricamare sebbene la certosina abilità di mia nonna mi abbia più volte incuriosito e allettato, perciò non sono in grado di confezionare risposte su misura per altre persone e anzi, se ne fossi in grado, mi spoglierei di quelle che già possiedo. In questi giorni la nudità è una risposta appropriata al clima umido, ma io credo che vada bene anche come saluto agli eoni passati e futuri.
Mi appoggio ai silenzi che si susseguono senza soluzione di continuità, tuttavia con la stessa…
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