Sono oberato di noie passeggere a cui devo dedicare più tempo di quanto voglia distrarre dalla mia disponibilità, però la mia mente non risente di questa seccante fase e io me ne rallegro. È come se la mia realtà interiore godesse di una crescente indipendenza rispetto a una certa quota dei fenomeni esogeni, tuttavia non m’illudo che l’intima enclave di cui sono reggente sia davvero un’opera compiuta. Non mi reputo un cercatore d’oro né di guai, ma talora i secondi s’imbattono in me e cercano di trattenermi nella loro pochezza. Di norma non mi attardo per le vie maestre della mediocrità e anche per questa ragione delego alla mia assenza molte ambasciate sociali, ma di tanto in tanto i gangli del potere e la stupidità umana mi obbligano a presenziare dinanzi alle spoglie offese del buonsenso.
La legge degli esseri umani non mi trasmette alcuna fiducia e provo una forte diffidenza nei confronti dei suoi molteplici interpreti. Nelle divise di ogni ordine e grado io vedo sempre dei potenziali nemici, perciò non riesco a illudermi che il loro operato possa tutelarmi. Forse non credo neanche alla verità, qualunque essa sia, ma di certo quest’ultima non ha bisogno della mia approvazione affinché la sua essenza possa godere d’una certa autonomia. Le diatribe, le controversie, le guerre tribali, le liti di condominio, le battaglie per diritti più o meno civili, le rivoluzioni violente e i bombardamenti a tappetto sono degli svaghi diffusi a cui io, tuttavia, ne preferisco altri, quindi rinuncio volentieri al ruolo di comparsa in quei giochi senza frontiere e non temo d’offendere qualcuno con il mio fermo rifiuto. Non voglio essere al di sopra bensì al di là delle parti, compresa la mia, e chissà che un giorno non riesca in cotale opera; nel frattempo costeggio la mediocrità di cui sono ospite e non mi faccio scrupoli a pisciarci contro.
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