Traggo ispirazione dai rapidi pensieri che si avvicendano nei miei sobborghi corticali e così sopravanzo la stanchezza serale. Mi rallegra l’atmosfera da disastro imminente che aleggia in ogni dove e la respiro come se non mi riguardasse affatto. La fine è inevitabile, altrimenti se così non fosse qualunque inizio subirebbe un vulnus cronologico. Non ho bisogno di piegarmi alle regole del tempo più di quanto sia già previsto dal grado di realtà nel quale soggiorno attualmente, perciò evito di appesantirmi troppo prima di prendere sonno per sempre.
Le incertezze del domani sono le figlie viziate del presente ed è per questa ragione che io caldeggio la sterilità a tutto tondo. Una soluzione può esistere soltanto a fronte di un problema, perciò chi voglia la prima è costretto a porsi il secondo e non di rado tale processo scaturisce dalla noia piuttosto che da cause di forza maggiore. Talora mi pare che certuni vivano il tempo come un’emorragia da tamponare con qualunque mezzo, foss’anche dannoso od ostativo. Sono così disabituato al possesso di alcune illusioni che non ne rammento i meccanismi, quindi mostro sempre un po’ di stupore al cospetto della loro puntuale efficacia. Se avessi un consiglio da dispensare forse lo terrei per me poiché mi mancherebbe comunque l’indirizzo a cui spedirlo. Posso dialogare con me stesso, in un monologo di proporzioni soggettive, a mio uso e consumo, nel nome del mio nome e di quanto può essere ascritto all’identità che mi sono costruito su convinzioni biodegradabili. Non mi manca nulla di quanto non ho mai avuto e mi chiedo se la cosa sia reciproca, ma l’ordinaria equidistanza tra le entità in oggetto assume un velo di silenzio come supplente d’una risposta incompleta. Non ho idea di quale sia l’entrata del mio mondo, invero non so neanche se io abbia lasciato il portone o l’occipite aperti, ma qualora qualcuno volesse entrare può bussare a se stesso per sentire gli echi dei propri vuoti e così desistere dall’idea di improvvide spedizioni. Non mi assumo le responsabilità degli altri, ognuno stipuli i suoi contratti con le rispettive dipendenze: io, per mia fortuna, non ne ho né ne voglio. Qual è il senso di tutto questo e di tutto quello che questo non è? Se di tale domanda m’importasse davvero qualcosa allora me la porrei di proposito per non trovarle risposta, ammesso poi che ve ne sia una sul mercato.
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