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Giro del lago di Chiusi 2020

A me questo mese ricorda sempre i fedayin di Settembre Nero, ma le mode cambiano e le organizzazioni terroristiche si avvicendano sulla cresta dell’onda o sulla mezzaluna. Sto convivendo con un po’ di sciatalgia, ma almeno non rischio una condanna per uxoricidio a differenza di quanti scelgano con troppa fretta il ruolo di family man. In ventinove giorni ho corso 433 chilometri a una media di 4’20” con un dislivello totale di appena 1200 metri. Da luglio mi sono lasciato alle spalle 1488 chilometri, perciò qualche fastidio rientra nell’ordine delle cose come i danni collaterali in guerra e le vincite nella ludopatia. Domenica, dopo sette mesi, sono tornato a gareggiare in occasione del giro del lago di Chiusi, un percorso in parte sterrato e in parte asfaltato con salite impegnative, inoltre quest’anno ai suoi canonici diciotto chilometri si sono aggiunti quattrocento metri per una deviazione obbligatoria. Ho fatto il mio passo, non ho seguito nessuno, mi sono gestito bene e sul finale ho ripreso vari atleti.
Il quindicesimo chilometro in discesa sono riuscito a correrlo addirittura in 3’14” e quando sono tornato in pianura ho compiuto altri sorpassi. Stavo bene e ho vinto anche uno scatto finale sul rettilineo del traguardo. La media è stata di 3’43” al chilometro (benché Icron riporti 3’48” poiché lo calcola su 18 chilometri). Per me questo significa che su una mezza maratona piatta devo provare a tenere un’andatura di almeno 3’39” al chilometro, tuttavia mi faciliterei le cose se cominciassi a stringere amicizia con il signor Tapering: chissà, prima o poi.

Francesco

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