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Scampoli di crepuscoli

Mi aggiro tra i fantasmi e le rovine nascenti di un’epoca decadente, ne contemplo i disaccordi e le contraddizioni mentre il cielo perde pezzi d’intonaco. Il tempo precipita rovinosamente all’indietro e le lancette dei suoi estimatori ne indicano le gravi ferite. Tra i nembi gli angeli sono in crisi d’astinenza per la mancanza di salvezza e piangono lacrime acide mentre perdono le piume dalle ali consunte. Tutt’attorno ogni cosa brilla di luce propria, l’ultima, e lo Spirito Santo soffia sulla candele delle chiese per spegnere anch’esse: la nuova tendenza è la tinta unita, visione corvina, total black in ossequio al black out definitivo.
I culti salvifici terminano i saldi sulle giacenze dei magazzini e si preparano ad abbassare le saracinesche: i mercanti del Tempio se la passano male e gli usurai s’indebitano con le proprie certezze. Il prezzo delle anime è in caduta libera, ultimo atto d’arbitrio, come lo fu l’avvento di Lucifero poiché a breve anche il Diavolo non saprà più cosa farne né come liquidare quelle ancora in suo possesso, perciò mentre tutto si esaurisce in sé non resta che iniziare il conto alla rovescia degli eoni. Il silenzio si prepara ad accamparsi per una notte che non passerà mai. L’addio a ogni forma di addio, la perfezione del nulla, la cancellazione ultima e pristina di ciò che fu come se non fosse mai stato. Nessuna preoccupazione può più destarsi dal sonno della ragione, ma d’altro canto nell’oscurità le macchie di vita non risalterebbero neanche se davvero ne sporcassero l’omogeneo dominio. La disgregazione diventa obsoleta e subisce anch’essa la sorte di cui è dispensatrice, difatti le viene a mancare quella terra sotto i piedi sulla quale basa la propria epifania.

Francesco

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