Quest’estate ho visto molte albe e pochi tramonti. Ho condiviso degli allenamenti estemporanei sulle strade lungo le quali sono solito allenarmi e così ho conosciuto varie persone, anch’esse amanti della corsa. Mi sono ripreso lo smalto che avevo perso nel corso della quarantena e ci sono riuscito in tempi brevi, perciò non ho nulla di cui lamentarmi.
Ho diversificato i miei investimenti di tempo e ne ho sottratto ampie quote alla lettura, tuttavia nei prossimi mesi conto di tornare a praticare quest’ultima con maggiore assiduità. Tra le mie intenzioni figura anche quella di scrivere un sesto libro, ma per adesso si tratta di un proposito embrionale al quale solo le circostanze e la mia costanza potranno accordare un serio sviluppo.
Non ho grandi progetti per il mio avvenire così come non ne ho mai avuti e non avverto il bisogno di farne. Se fosse possibile rallenterei sempre di più i ritmi della mia esistenza per finire a condurne una quasi del tutto contemplativa, ma anche quest’idea non costituisce né una priorità né uno scopo: tutto vada come deve andare.
Se qualcuno leggesse queste mie parole con scarso senno potrebbe attribuirle all’indolenza o all’apatia, ma qualora ciò accadesse davvero il problema non sarebbe di mia competenza, sfuggirebbe alla giurisdizione della soggettività di cui sono ambasciatore e troverebbe asilo nelle opinioni sommarie che dànno forma alle incomprensioni ordinarie.
Poco mi alletta dell’altrui quotidianità e cerco di parteciparvi in misura sempre minore, inoltre non escludo che in futuro possa optare per un espatrio definitivo che mi consenta un ulteriore allentamento in questo senso. Non ci tengo proprio a oberare il mio tempo con inezie e orpelli che nascondano il secondo fine di rimandare o celare l’idea della morte. Amo la luce.
Aumentano i contagi mentre l’idiozia resta stazionaria ai suoi massimi picchi. Nell’ubriacatura democratica e nell’entropia dell’informazione gli esperti e i minus habentes ricevono la stessa considerazione. La verità non è importante al cospetto delle convinzione, così come nei tribunali la ragione e il torto hanno un valore subalterno alle loro esposizioni formali: tutto torna nella sottrazione aritmetica che vede la costante diminuzione del già scarso buonsenso.
La coerenza dura al massimo qualche semestre, poi le idee cambiano per fare le troie con le nuove opportunità e tutto si risolve in un bacio saffico che in parte ricorda quello biblico di Giuda Iscariota. Qualcuno forse coltiva le speranze negli armadi, tra gli scheletri, e almeno evita il pericolo dei corvi. Ogni epoca ha i suoi impazzimenti e le proprie catastrofi che ispessiscono sempre di più i libri di storia e il tedio degli studenti.
Io mi trovo ai margini del presente e guardo in lontananza il fiume che porta a valle i cadaveri, ma ogni tanto assisto alle sue esondazioni e alla creatività del dissesto idrogeologico. Non ho idea di quale sia l’idea migliore né m’è dato sapere in quale direzione sarebbe opportuno che girasse quest’umile pianeta, ma credo che i bar, le osterie, gli stadi, le discoteche, le piazze di spaccio, i campi nomadi e le stanze delle questure trabocchino di possibili soluzioni, tutte sigillate ermeticamente in preziose scatole craniche. Non sono alle prese con chi prese il comando e in tutta onestà non vedo quale grande privilegio sia quello d’impartire ordini sulla biosfera: ognuno si diverte come può nei limiti della sua durata biologica. Ed è subito necrosi.
Il mondo occidentale barcolla sull’orlo del precipizio, il futuro è sinonimo di azzardo, sul mio orizzonte non si staglia nulla di nuovo e aleggia nell’aria, già di per sé pesante, la sensazione che il peggio debba ancora venire, ma io cerco di rendermi estraneo a tutto, anche a me stesso, e in una certa misura ci riesco. Conosco i limiti del linguaggio umano e sono consapevole della sua inaffidabilità, perciò cerco di guadare i fiumi laddove l’acqua sia più bassa e non tento di gettare ponti che sono destinati a perire nelle correnti delle mistificazioni o dei malintesi.
Credo che la necessità di comunicare sia immanente all’uomo, ma questo bisogno può essere soddisfatto senza che diventi la croce vitalizia di chi provi ad appagarlo: est modus in rebus. Vi sono delle priorità e io non posso snaturarmi per condividere qualcosa con qualcuno, manco in quest’epoca di distanziamenti e sospetti.
Prediligo il soliloquio in quanto traggo sommo giovamento della discussioni che intavolo tra me e me, però talora vi coinvolgo anche qualche gatto di passaggio. La realtà è più sfaccettata di quanto traspaia dal mio pragmatico riduzionismo, ma io semplifico tali cose poiché non mi va di perdere tempo nelle loro complicazioni. Non intendo costruire edifici o cattedrali nel deserto che rischino di crollare al primo accenno tellurico, però non escludo che qualcuno possa riuscirci con tutte le intenzioni antisismiche e il favore delle forze cosmiche.
Sono poche le volte in cui mi sono sentito veramente connesso ad altri individui della mia specie e mi pare che questo tipo d’esperienza sia piuttosto diffusa, ma io ne ho fatto la mia forza e quindi non ho proprio niente di cui lamentarmi: posso comunque cercare qualcos’altro per dare volume e forma a una rimostranza di facciata; tanto alla fine qualcosa si trova sempre.
Questo caro amico ogni tanto mi viene a trovare e oggi ha deciso d’indossare una piccola striscia di luce solare. Si adagia dove meglio crede, talora sul mio letto, altre volte al cospetto delle persiane benché egli non abbia il pelo lungo. Vivo bene in mezzo ai gatti e per quanto posso cerco d’imitare alcuni dei loro tratti.
Per una settimana mi sono allenato assieme a Luigi, un veloce podista del nord che è venuto dalle mie parti per una breve vacanza. Quando l’ho incontrato per la prima volta io mi trovavo già a quattordici chilometri di allenamento, ma appena l’ho scorto ho capito subito che era uno abituato a certi ritmi e così gli ho chiesto se potessi unirmi a lui: alla fine sono tornato a casa con ventotto chilometri sulle gambe a un ritmo di 4’34”, un’andatura non certo veloce che tuttavia al momento per me non è così scontata, anzi! Proprio quella mattina mi chiedevo quando sarei tornato a fare qualche “lungo”, ovvero degli allenamenti prolungati per incentivare resistenza e velocità, difatti non avevo in programma nulla del genere a breve. Per me questo è stato un ulteriore episodio di sincronicità, uno dei molteplici che ho esperito negli ultimi anni.
Mi ha stimolato molto questo sodalizio passeggero perché solo nella condivisione della fatica sportiva riesco a trovare talora una connessione umana che sia autentica, perciò farò tesoro di tutti quei momenti e difatti ho intenzione di dedicare il mio prossimo record in maratona al grande Luigi! Mi meraviglio sempre di come una passione comune possa ricordare a due esseri umani di appartenere alla stessa specie. Sono molto motivato, mi sento in crescita e al contempo sono conscio di quanto la strada sia lunga e impervia, ma la corsa mi sta aiutando ancora una volta a dare una quadratura a questi tempi incerti e cupi. Ho me stesso e il mio modesto potenziale, il mio mondo, le mie abitudini solitarie e autoreferenziali, ma è tutto ciò che mi serve e anche quando non sembra sufficiente io me lo faccio bastare.