Ho la costante impressione che il mio tempo sulla Terra stia per finire e mi chiedo se io sia pronto al salto quantico, ma può darsi che la mia esistenza biologica continui a lungo e nel migliore dei modi. Sono sospeso in un comodo limbo dove volteggiano prospettive differenti a velocità variabili. Ripeto quasi sempre le stesse cose perché quasi sempre le stesse cose si ripetono.
Non è mai stata alta come in quest’ultimo periodo la qualità delle mie meditazioni sulla morte ed evoco di continuo quest’ultima poiché in certi momenti la sento molto prossima. Devo capire quale sia il mio percorso più autentico. Ho il polso della situazione e un certo grado di manovrabilità, perciò spetta al mio libero arbitrio la scelta definitiva. Il mio stato attuale mi fa sentire come se mi fossi elevato spiritualmente, ma può darsi che la mia sia una pia illusione. Avverto ancora e in maniera distinta un richiamo metafisico, però non escludo che la sua consistenza sia pari a quella di un fuoco fatuo. Non so quanto io ritenga davvero imminente la fine, ma al momento non ne sono affatto intimorito e non ho idea di quale sia la radice di questo mio atteggiamento quasi atarassico, ovvero se esso scaturisca da una percezione moderata della mia eventuale e prematura scomparsa o se, invece, sia il frutto maturo di tutte le riflessioni sulla caducità a cui mi sono prestato per oltre una decade.
Rispetto a qualche settimana fa avverto in me una lucidità accresciuta e un controllo ancora maggiore della mia persona. La mia disciplina sta lambendo i suoi punti massimi e una delle sue espressioni la ritrovo nei pasti frugali che mi preparo. Sarebbe davvero buffo se io campassi fino a cent’anni e, raggiunto quel traguardo, mi ritrovassi a leggere codeste righe.
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