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Un giorno di ordinaria follia

L’altra sera mi sono goduto Un giorno di ordinaria follia, un film del 1993 di Joel Schumacher. Ne ricordavo solo una scena, vista forse tanti anni fa, probabilmente di notte, ma ho deciso di guardarlo perché tempo fa un tizio me l’ha citato mentre parlavamo di tutt’altro. Per me questa pellicola racconta la rapida escalation di un uomo medio verso il baratro, ma lo fa con un’ironia amara, a tratti grottesca, e quindi molto gradita al sottoscritto.
Michael Douglas veste i panni di un padre al culmine della frustrazione che cerca di andare a casa dell’ex moglie per rivedere la figlia, ma il suo tragitto si trasforma presto in una sorta di catabasi, ovvero una discesa nell’oltretomba che nel suo caso è costituito dalle ingiustizie, dalle prepotenze e dalle discriminazioni di cui è vittima e carnefice. Alcune scene sono violente e divertenti, ma secondo me mettono sempre in luce le contraddizioni della società di riferimento e questo particolare, a mio avviso, fa oscillare continuamente il protagonista tra il bene e il male. Un poliziotto prossimo alla pensione è il primo tra i personaggi minori, ma nello svolgimento dei fatti diventa quasi un deuteragonista e alla fine tutta la faccenda influenza una sua scelta che pareva definitiva. 
Per me la storia ha un ottimo ritmo, è incalzante e non c’è neanche un passaggio che mi annoi. Molto poetico il finale, almeno per i miei gusti, ma non ne scrivo per evitare che io lo sveli all’improbabile lettura di qualcuno. Questo film ha un unico problema: il rischio d’emulazione! La tentazione è forte…

Francesco

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