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Una corsa contro il tempo

Al di là delle sempiterne polemiche politiche mi pare che il governo italiano sia in grave ritardo sull’emergenza economica. L’Europa è un concetto astratto da cui nessuno può aspettarsi un aiuto concreto, ma molti dei suoi stolti sostenitori la difendono a spada tratta per partito preso, dimostrando così l’aspetto autolesionista della disonestà intellettuale e un’accettazione acritica dello status quo.
Il primo ministro italiano mi imbarazza oltremodo e per il bene della nazione mi auguro soltanto che dietro di lui vi sia qualche figura competente. In Italia manca quella liquidità a fondo perduto a cui in altre nazioni invece è già stato dato libero corso, ma al momento le uniche misure di una certa importanza prevedono per le imprese dei prestiti da restituire nell’arco di sei anni, ovvero un ulteriore indebitamento per quell’esigua platea che riesca ad accedervi.
Nelle prime settimane dell’emergenza ho voluto concedere il beneficio del dubbio ai dilettanti che siedono nelle stanze dei bottoni, ma il tempo ha confermato i miei timori nei loro riguardi e adesso onestamente non ho idea di come possa finire tutta questa vicenda.
La democrazia non facilita la gestione di eventi simili e il cosiddetto stato di diritto ci mette sopra il peso da novanta. Dal mio punto di vista l’intera nazione doveva essere militarizzata con misure draconiane appena è stata dichiarata zona rossa, invece per gli innumerevoli trasgressori della quarantena non sono state previste punizioni esemplari, deterrenti efficaci, ma soltanto multe e denunce penali di scarso impatto. Mi aspetto un’evoluzione esiziale di quest’emergenza e un disastro economico che farà da orrendo sfondo alla macelleria sociale. La classe media rischia di essere spazzata via dall’indolenza governativa così come un’intera generazione di anziani è già stata decimata dalla virulenza pandemica.  
A me pare assurdo e preoccupante che dopo tutto questo tempo dall’inizio del contagio l’Italia non sia ancora riuscita a trovare contromisure decise, capaci di dare un contorno a qualche vaga speranza. Il meccanismo del MES per la spesa sanitaria, vincolato al 2% del PIL, è ambiguo, difatti chi lo ha caldeggiato sostiene che servirà a quei paesi che ne faranno richiesta e al contempo ha negato che l’Italia sarà tra questi, ma Sassoli, attualmente presidente del parlamento europeo, ha invece asserito che l’Italia non deve escludere la possibilità di ricorrere a quella linea di credito poiché potrebbe rivelarsi utile: io a chi devo credere? È tutto così aleatorio, incerto, precario, contraddittorio e confuso. Sento odore di Grecia, ma con tragedie che per intensità e diffusione supereranno di gran lunga le penne di Euripide e Sofocle.

Francesco

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