Pubblicato mercoledì 27 Novembre 2019 alle 16:12 da
Francesco
Amo molto gli Immortal, sono tra i miei preferiti nel black metal, ma alla luce dell’ultima brutta figura dal vivo di Abbath con il suo progetto solista, e mi riferisco al demenziale “concerto” in Argentina, sono contento che Demonaz abbia preso le redini del gruppo, inoltre di quest’ultimo apprezzo molto anche l’album a suo nome che possiedo in vinile, ossia March Of The Norse.
Non so scegliere il mio disco preferito, ma il pezzo che amo di più è In My Kingdom Cold contenuto in Sons Of The Northern Darkness. Nell’immagine non compare poiché mi sono dimenticato di posizionarlo insieme agli altri, ma possiedo anche l’ottimo All Shall Fall in digipack e quindi ho a mia disposizione tutta la discografia originale del gruppo in CD.
Ieri ho preso in edicola il cinquantasettesimo numero della collana Prog Rock Italiano della De Agostini, una bella raccolta di vinili che sto per completare, ma aspettavo con particolare gioia quest’uscita poiché mi ha permesso di concludere il trittico dantesco in vinile dei Metamorfosi, difatti Paradiso era stato pubblicato soltanto in CD nel 2004 e risultava ancora inedita la versione in trentatré giri. Circa quattro anni fa ho anche avuto la fortuna di vedere la band dal vivo, poco prima che facesse uscire Purgatorio.
Per me Inferno del 1973 resta uno dei migliori dischi di progressive italiano e quella di Jimmy Spitaleri è una delle mie voci preferite nel genere, infatti mi è piaciuta molto anche su Uomo Irregolare che a suo tempo egli pubblicò come Davide Spitaleri.
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Pubblicato giovedì 21 Novembre 2019 alle 21:58 da
Francesco
La prossima traccia Strava che appunterò sul mio profilo Facebook sarà quella di una gara, invece spero che il prossimo sorriso me lo strappi l’affermazione del sovranismo in tutta Europa.
Oggi ho avuto una buona conferma delle mie attuali possibilità da una mezza maratona che ho corso per i fatti miei in un’ora e venti, ossia a 3’48" di media, con l’ultimo chilometro sparato a 3’32".
Non mi ha entusiasmato tanto l’andatura, comunque buona, quanto la capacità di mantenerla costante a fronte degli allenamenti degli ultimi cinque giorni: maratona, poi 10km controvento a 3’51" più 6 lenti di recupero e ieri altri 20 molto lenti.
Adesso ho il minimo sindacale per sacrificare la mia coerenza sull’altare del pragmatismo, sulla falsariga di quanto fece Arnaud Amaury contro i catari quando i suoi soldati gli chiesero come avrebbero fatto a riconoscere gli innocenti: "Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi!".
Mi ero ripromesso di non gareggiare più in Italia, ma non sono stato all’altezza della mia sfida: quello dell’asfalto è un giudizio insindacabile.
Oggi pomeriggio ho fatto anche il certificato medico, documento del tutto inutile, vera e propria estorsione di Stato: per finire la Via Crucis mi manca soltanto la Runcard.
Spero che questo mio ripensamento prima o poi mi porti delle belle esperienze con cui giustificarlo.
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Pubblicato sabato 16 Novembre 2019 alle 20:19 da
Francesco
Oggi ho corso da solo una maratona sotto la pioggia: 42 chilometri e 380 metri in 2 ore, 54 minuti e 25 secondi, ossia un’andatura media di 4’07” come si evince dalla traccia Strava.
Ho avuto la pista ciclabile tutta per me, comprese le pozzanghere e la risibile perplessità di certuni. You can’t feel me, douchebags.
Invero questo pomeriggio avrei dovuto giocare una partita di calcetto che è stata annullata all’ultimo momento per maltempo, ma appena l’ho saputo ho guardato l’ozio felino del gatto Lord Chamberlain e ho deciso d’emblée di non sprecare l’allerta meteo.
Durante la sessione non ho assunto solidi né liquidi perché dall’inizio alla fine ho ricevuto un continuo ristoro d’acqua dai piani superiori, però mi sarei esaltato di più se nel corso dell’ultima parte avessi visto il cielo squarciato da qualche batteria di razzi Katjuša.
Avevo davvero bisogno di un allenamento simile sotto l’aspetto mentale e fisico, ergo ne sono molto soddisfatto, anche perché l’altro ieri ho corso in compagnia di un bravo atleta una mezza maratona di allenamento in 1 ora e 25 minuti, cioè a una media di 4’02”.
Sono lontano dalla forma apicale di quest’estate e probabilmente non ho ancora i mezzi per tentare una nuova aggressione al mio primato, ma nel frattempo continuo a mettere il fieno in cascina mentre il mondo crolla su se stesso.
Devo lavorare sul peso e sulla parete addominale, miei punti deboli da sempre. Mi mancano i lavori medi attorno a un’andatura di 3’50” al chilometro mentre ho già ricominciato a dare del tu alle ripetute lunghe sotto i 3’30”, ma sono convinto che mi occorra un chilometraggio elevato a passo gara per potermi presentare in griglia con qualche chance.
Forse prima di puntare al mio nuovo record personale dovrei correre qualche maratona ufficiale senza provare a tirarla al massimo delle mie possibilità benché una relativa cautela non escluda l’evenienza di saltare in aria come gli amici di Al Nusra: su questo punto conferirò con il gatto Heidegger.
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Pubblicato venerdì 15 Novembre 2019 alle 21:24 da
Francesco
È da troppo tempo che in diversi ambiti le cose non vanno secondo i miei piani, perciò ho deciso di retrocedere qualsiasi idea e progetto al ruolo sussidiario di un’eventualità estemporanea. L’improvvisazione offre un approccio più dinamico al cospetto di quelle circostanze che non lasciano trapelare nulla di sé prima della loro diretta epifania.
Talora i ragionamenti, le riflessioni e analoghi sforzi intellettuali non portano a nulla, diventano autoreferenziali nella peggiore accezione del termine e prosciugano riserve d’energie a cui può essere riservato un impiego più produttivo o che almeno non sia altrettanto esiziale. Anche a parità di fallimento una scelta simile riduce il dispendio interiore. A tempo debito, ammesso che esso arrivi e si presenti davvero come tale, cambierò di nuovo le mie regole d’ingaggio, ma per adesso non scorgo valide alternative alla mia risoluzione aleatoria.
La realtà non è fatta a compartimenti stagni sebbene a volte è proprio così che si presenta, perciò l’impulso ad agire deve accordarsi al modo del periodo nel quale vuole interferire, ma cotali banalità risultano meno scontate al momento della loro attuazione e quindi ne scrivo per esercitarmi a ripetermene il monito. Sono deluso sotto molti aspetti e non ne faccio segreto a me stesso, tuttavia dal rammarico non nasce nulla di buono e non mi spreco a coltivarlo poiché i cattivi frutti si possono trovare ovunque piuttosto facilmente.
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Pubblicato giovedì 7 Novembre 2019 alle 22:51 da
Francesco
Credo che sia un inguaribile ottimista chiunque veda soltanto due pesi e due misure negli ambiti più disparati delle società umane: a mio modesto avviso il doppiopesismo dev’essere elevato a potenza affinché sia possibile stimarne la diffusione con minore margine di errore.
L’onestà intellettuale serve all’evoluzione dell’individuo e secondo me risulta imprescindibile per chi ne riconosca il ruolo fondamentale nell’improba impresa di dare un vago senso all’esistenza, ha scarsa utilità nel consesso civile. Per quanto mi è possibile cerco di non tirare l’acqua al mio mulino laddove quest’ultima travalichi i bassi argini di esternazioni vanesie e finisca per minacciare con uno tsunami il cosiddetto principio di realtà. Ravviso molta faziosità nelle idee che si contrappongono, comprese quelle a cui la mia visione del mondo risulta più vicina, perciò non mi fido molto neanche di chi “la pensa come me”, espressione quest’ultima alla quale riservo virgolette di sicurezza.
Le schermaglie storiche, le logomachie, le battaglie ideologiche, sono offensive verso quel pragmatismo che io vedo come un faro nella notte, ma anche quest’ultimo rischia di scivolare in ciò a cui io lo oppongo perché d’altro canto il linguaggio è infìdo, subdolo, malevolo: più in generale questi sono gli sporchi rischi del logos in senso lato. Cotanta fanghiglia non è appannaggio dei massimi sistemi, ma in scala può essere trovata anche in un tête-à-tête, nella compravendita di chincaglierie, nell’improvviso e sciagurato scambio di opinioni all’ombra di una lunga e altrettanto sciagurata fila all’ospedale, alle poste, al patibolo. Anche il rapporto con sé stessi può essere avvelenato da simili dinamiche e forse è proprio quello il primo passo per il contagio nonché il personale contributo alla pandemia. Io sono pacificato con il sottoscritto, perciò mi tiro fuori da tutto ciò e spero che nessuna parte di me mi ci spinga proditoriamente.
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Pubblicato martedì 5 Novembre 2019 alle 22:57 da
Francesco
Per molto tempo ho cercato di scoprire se in me si nascondesse un talento particolare, se ci fosse qualcosa che mi riuscisse davvero bene, un ambito a cui votarmi con tutto me stesso, ma dopo anni di ricerche e tentativi non ho trovato nulla di simile.
Me la cavo in campi diversi, però a torto o a ragione mi considero appena sopra la media e non riesco a sviluppare le mie capacità fino all’eccellenza. Compenso l’assenza di un’inclinazione naturale con la costanza, ma non cado nella banale tentazione di vedere in quest’ultima quel talento che reputo convintamente di non possedere e verso il quale non nutro l’illusione di un improvviso affioramento.
Forse il quadro sarebbe stato peggiore se avessi avuto grandi capacità e mi fosse mancata la costanza per coltivarle, difatti se ciò fosse accaduto avrei dovuto riconoscermi un talento, certo, ma aggettivato nel peggiore dei modi: sprecato.
Mi sento giunto alla fine di un percorso perché d’ora in poi non dovrò più indagare o investire energie in questo senso, tuttavia la ricerca ha avuto un significato in se stessa e non nella sua inarrivabile meta, un po’ come l’idea di fondo che non di rado sottende il concetto di viaggio e ne costituisce l’essenza ultima. Non mi farò mancare gli stimoli per il tempo che mi resta da vivere, però non cercherò in loro più di quanto mi consentano le mie possibilità: la retorica sul superamento dei propri limiti è, appunto, mera retorica. Posso migliorarmi, non eccellere e questa differenza per me non è banale come può apparire a qualcun altro.
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Pubblicato lunedì 4 Novembre 2019 alle 21:42 da
Francesco
Ieri sera ho scoperto un sito simpatico, SpaceSpeak.com, dal quale chiunque può inviare un messaggio nello spazio tramite onde radio i cui fotoni sono destinati a viaggiare per millenni e millenni. Non so se le mie poche righe in inglese un domani verranno raccolte e comprese da entità aliene, ma io ho vissuto in piccolo qualcosa del genere perché ho ritrovato sul guestbook di un sito dedicato a Jack Kerouac un messaggio che ho pubblicato quasi vent’anni or sono: quando l’ho riletto ho provato una certa emozione. Dov’è andato tutto quel tempo?
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