Sono molto legato a “The Book Of Secrets” perché lo annovero tra quei primi ascolti reiterati che mi hanno introdotto alla melomania: correva l’anno 1997 (quello della sua pubblicazione) e avevo già speso tredici estati su questo pianeta.
Per i miei gusti questi dischi richiedono più di altri un ascolto in cuffia, ma se vivessi in una casa isolata nella contea di Donegal forse preferirei dare loro libero corso tramite un buon impianto, magari sedendo in una veranda prospiciente l’Atlantico.
”Nights From The Alhambra” è l’album che prediligo nella discografia della McKennitt e uno dei miei live preferiti in assoluto perché sublima la produzione in studio. Le mie sono ristampe economiche in 180 grammi, ma tutte numerate perché fanno parte di una tiratura “limitata” a diecimila copie.
Quasi certo del suo inutilizzo, ho comunque sviluppato un sorta di test muliebre che si basa sulle risposte nistagmiche all’ascolto di tre tracce in questo preciso ordine: “Standing Stones” da "Parallel Dreams”, “The Highwayman” da “The Book Of Secrets” e “All Souls Night” da “The Visit”.
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