Mi sento pronto per provare ad allinearmi a una scia di progressi che paziente e immota mi attende nell’unica direzione ove il tempo si dirige. Conclusasi una certa stasi, avverto in modo inequivocabile i prodromi di tutto ciò che accadrà, ma devo ancora entrare a pieno regime su quest’ordine idee. La chiave non è di violino né di basso, ma resta sempre quella solipsista e quindi il mio non è né un ballo di coppia né di gruppo.
Non mi considero un cane sciolto perché amo soltanto i gatti e con un numero considerevole di loro intrattengo rapporti di cordialità ancorché tra noi non ci sia mai uno scambio di lettere né messaggi. Devo recuperare un po’ di forze, tuttavia già ne avverto l’incombente ritorno in lontananza. Quando i tempi saranno maturi, le intenzioni prenderanno forma e colore. Sono consapevole di quanto siano inevitabili, nondimeno odio i cali di potenza e al contempo mi ritengo fortunato perché sono in grado di decifrarne la ciclicità.
L’immediato futuro non si annuncia positivo e sul suo crinale serpeggiano forze avverse da cui mi devo guardare, ma conto d’aprire una breccia in quell’ammasso di giorni che per ora non riesco a vedere a occhio nudo. Non devo credere nei miei mezzi, ma sono loro che devono riporre la massima fiducia in me come già faccio io. Le mie grandi manovre non conoscono alleanze e, per quanto mi riguarda, ogni testa può rotolare per terra finché non si tratta di quella che porto sulle spalle.
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