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La concretezza e le astrazioni di un sano ripiegamento

Sono fagocitato dalle mie buone abitudini e dalle incombenze della vita ordinaria, ma avverto il bisogno di scrivere e non mi preoccupa la latitanza dell’ispirazione. Mantengo la mia esistenza a debita distanza da quelle altrui benché converga sulle traiettorie di terzi nei casi in cui debba assolvere beghe burocratiche e, in misura meno frequente, mi ci ritrovi per ragioni sportive.
Riconosco ai rapporti umani una certa importanza e un filo di noia, ma non sono un alfiere della socializzazione e anche in questa fase della mia vita continuo a prediligere un certo isolamento che mi consente di mantenere quello spazio interiore da cui so trarre il meglio di me stesso.
Può darsi che un domani la mia inclinazione cambi, e in questo senso già in passato ho fatto delle prove tecniche, ma sto bene con ciò che sono e non ho mai intravisto valide ragioni per trascorrere meno tempo in mia compagnia. Se potessi avanzare una richiesta a Saturno allora gli compilerei un’istanza di risarcimento per chiedere indietro ore e ore di discorsi inutili, ma in un’ultima analisi non posso negare come anche dal tedio e dall’apparente inconsistenza di quanto fu detto io possa trarre qualcosa di utile per evitarne la recrudescenza.
Mi piace il mio modo di vivere in quanto vi riscontro come i debiti sforzi si risolvano sovente in un giusto risultato senza che altri fattori, di portata variabile e del tutto iniqui, vanifichino il mio operato. Molte delle cose che faccio o da cui mi astengo non hanno i requisiti per trovare un posto nella mia denuncia dei redditi, nondimeno mi arricchiscono oltremodo e a me tanto basta. Non mi occupo di come io appaia agli occhi altrui, perlomeno non in modo conscio, e non lo farei neanche se mi venisse proposto un appalto per edificare la mia immagine nei giudizi di estranei.

Francesco

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