A volte non riesco a vedere più di quanto mi consentano i dieci decimi dei miei occhi e in quei casi rischio di valutare le cose col solo metro di un’ottima vista. Per me lo sconforto è il figlio prematuro della stanchezza, ma io non lo adotto manco a distanza e invero lo trascuro del tutto. Mi piace il clima natalizio benché in ultima analisi non me ne importi nulla, quindi immagino che cotale gradimento dipenda in parte dal retaggio di esperienze infantili. Durante le feste comandate si rinnova in me la piacevole consapevolezza di non avere obblighi verso terzi, difatti non faccio né ricevo regali, ma per il bene dell’economia sono contento che molti altri si prestino a una reticente forma di do ut des.
Cambiano usi e costumi, le persone invecchiano, altre muoiono, ma c’è anche chi ringiovanisce almeno per un po’ dopo una vacanza riuscita. Qualcuno non riesce a vivere bene nei tempi moderni poiché ne intende le dinamiche come se appartenessero ancora al suo passato prossimo o remoto, ma risulta comunque avvantaggiato rispetto a chi non possiede neanche un presente anacronistico.
Non nutro gli animali selvatici né le speranze poiché in entrambi i casi recherei danno a qualcuno, però mi piace osservare il divenire che mi passa ai lati e mi attraversa con il piglio dei neutrini. L’altrui alienazione non suscita in me curiosità ufologiche né d’altra risma. Mi cerco e mi trovo in quello che faccio, senza risonanze dirette, a prescindere dai riconoscimenti o dagli attestati, con un nome di comodo che non mi sono scelto, in un tempo di cui non dispongo completamente e per una durata sulla quale non so fare stime attendibili.