La scorsa notte ho visto “Risvegli”, un vecchio film con Robin Williams e Robert De Niro che è basato su dei fatti realmente accaduti a Oliver Sacks, un noto neurologo e uno scrittore di successo che ha lasciato il corpo qualche anno fa. Forse la mia scelta cinematografica è stata viziata in parte dalle mie recenti riflessioni su chi è degente in un letto di ospedale e si vede precluse tutte quelle possibilità che io invece do per scontate, dunque non aspetto di ritrovarmi in condizioni critiche per apprezzarle davvero e così scriverne, seppur brevemente, si rivela un modo per celebrarle: un piatto di pasta integrale con un sugo di peperoni e noci, il santo refrigerio dell’acqua salmastra, il soffio del maestrale, la sana stanchezza di una corsa, l’appagamento di una lettura, il rilassamento che segue la masturbazione, un sonno serafico e gli effetti galvanizzanti di un pieno riposo.
Talora mi chiedo come saranno i miei ultimi gironi su questo pianeta, però simili interrogativi non mi incupiscono mai e scaturiscono da una curiosità che secondo me verrà meno quando comincerà a profilarsi una risposta o non ve ne sarà alcuna per l’eventuale immediatezza della dipartita. A causa delle recenti temperature potrei quasi concordare con quanti ritengono che l’inferno sia già sulla Terra, ma certi impianti teologici mi sono indigesti e vi preferisco una dieta mediterranea.
Non so cosa mi resti da fare né tanto meno se io abbia mai iniziato a combinare qualcosa, ma nutro la certezza di fregarmene e così campo bene. Per fortuna non mi sono mai appropriato delle altrui aspettative e la mia astensione da simili furti mi ha permesso di concentrarmi su quanto ancor oggi reputo importante benché tutto ciò non offra margini di condivisione. Raccolgo quello che trovo lungo le distese di giorni sempreverdi e quindi ribadisco il mio gusto per le piccole cose ancorché quest’ultimo non sia loro appannaggio: incenso l’ovvietà con le ovvietà e tanto alla prima quanto alle seconde riconosco un valore maggiore di quello apparente.
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