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Non mi cerco fuori

Da otto giorni i venti spirano intensamente sulla terra a cui appartengo e complicano un po’ i miei allenamenti solitari, ma non mi lascio turbare da quest’ostacolo eolico. Non sento affatto la pressione del futuro e non chiedo al presente più di quanto mi dia. Ho un salubre distacco da molte dinamiche di cui non desidero il giogo, ma tale lontananza rende la mia esistenza del tutto anonima e secondaria agli occhi di chiunque possa accordarmi la sua considerazione: per fortuna di codesta circostanza m’è dato di non curarmi.
Talvolta mi chiedo cosa porti in dote la più profonda empatia, il reciproco riconoscimento di sé, la complice risonanza a cui possono partecipare due soggettività che siano in grado di stabilire un ponte tra loro, ma con il tempo ho capito quanto sia ardua e pericolosa l’indagine di simili e rare forze. Ribadisco a me stesso le ragioni di rinunce inevitabili e vedo in una spiegazione cosciente il migliore antidoto contro gli aspetti venefici dello spirito di gravità, ma devo anche mettere in conto l’eventualità di un cambiamento totale dell’assetto di cui sopra.
Non mi cristallizzo nell’ingenua illusione di intenti irreversibili perché so quanto il concorso degli eventi sia in grado di annullarne la pregressa certezza. La cautela di ieri e d’oggi, un domani potrebbe giustificatamente vestirsi come un’inedita audacia, ma secondo me per dare seguito a un cambiamento del genere la volontà non basta e soprattutto le occorre la capacità di cogliere certi segnali di cui la realtà sa essere prodiga.
Una corretta lettura dei fatti e dei loro prodromi costituisce la mia massima priorità: cerco di essere presente e non riduco tale sforzo alle sole parole con cui lo descrivo. Avverto sempre più forte in me l’esigenza di versare in uno stato di consapevolezza e devo ammettere che a tale scopo la corsa mi aiuta molto, come se fosse una sorta di meditazione in movimento. Dispongo dei rudimenti per individuarmi, ma conto di affinare le mie tecniche con i responsi insindacabili che ricavo dal processo di causa ed effetto. Le parole sono azioniste di minoranza.

Francesco

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