Pisa Marathon: 2h39’53”. Per la quarta volta in tre mesi ho migliorato il mio record personale sulla maratona, ma non ho ancora assistito a quegli eccidi che di norma precedono il sovvertimento d’ogni ordine costituito. Pazienza.
Non sono ripetitivo, bensì sono gli eventi che si ripetono: è l’eterno ritorno d’ogni cosa, l’uroboro che morde la propria coda.
A Pisa, malgrado un fastidio al piede sinistro, ho osato fin dalla partenza con un passo di 3’42” al chilometro. Sono passato ai diecimila metri in 37’02”, alla mezza maratona in 1h19’10” e al trentesimo chilometro in 1h52’39”.
V’è stata anche una nota di colore, difatti alla partenza la mia hachimaki ha attirato la curiosità di un forte atleta giapponese col quale ho scambiato poche parole nella sua lingua. Costui ha corso buona parte della gara in quarta posizione, con degli intertempi mostruosi, ma nel finale ha avuto un crollo verticale e sono riuscito a precederlo all’arrivo per poco più di un minuto: io diciannovesimo, lui ventesimo. Gambatte!
Iniziato bene in quel di Cesenatico poco prima dell’equinozio autunnale, ho concluso questo ciclo di tre mesi nel migliore dei modi, oltre ogni più rosea aspettativa, sconfessando i pareri contrari di certuni e ottenendo una soddisfazione che non m’è dato ricavare altrove.
Come atleta sento di avere ancora un ampio margine di miglioramento, ma devo capire se io sia all’altezza di esprimerlo in quanto allenatore di me stesso: la vera sfida è quest’ultima.
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