Il ventitré luglio sono andato a Venturina per partecipare a una gara di 9,5km e sono riuscito a classificarmi sesto assoluto su centodiciotto arrivati nonché secondo di categoria. Il percorso consisteva in un iniziale falsopiano a cui poi seguiva una lieve discesa: il tutto da ripetere due volte. Per tagliare il traguardo ho impiegato 34 minuti e 29 secondi, ossia 3’37” al chilometro.
Sabato invece sono tornato nella splendida Tuscia, precisamente a Gradoli e ho partecipato alla terza edizione della locale dieci chilometri (ancorché alla fine il mio GPS abbia segnato 9,6km). Avevo sentito parlare della durezza di questa gara, la quale si snoda prima con una forte discesa e poi, dopo un passaggio in pianura su una strada bianca, risale verso il centro urbano con pendenze impegnative. Alla partenza mi sono ritrovato un po’ dietro ai primi poiché mi sono presentato sotto l’arco all’ultimo momento, ma non ho faticato a riguadagnare posizioni e così ho trovato il mio posto nel gruppo di testa. Non ho fatto da battistrada e ho lasciato che gli altri dettassero il ritmo. Quando i primi due sono fuggiti per giocarsi la vittoria io mi sono ritrovato a lottare in salita con un forte marocchino, probabilmente non in giornata, e alla fine sono riuscito a guadagnare il gradino più basso del podio su centotrentuno partecipanti. Il mio tempo finale è stato di 37 minuti e 19 secondi. Spero che le buone prestazioni di queste gare brevi si riverberino sulle mie maratone venture, difatti non vedo l’ora di cimentarmi per la decima volta sulla distanza regina.
Senza nulla togliere ad altri territori e società sportive, devo tuttavia confessare che trovo sempre molto ben organizzate e premiate le gare della Tuscia, inoltre ogni volta vi respiro un’atmosfera piuttosto distesa e gioviale.
Sesto a Venturina Expert Run, terzo a Gradoli
Pubblicato lunedì 31 Luglio 2017 alle 00:57 da FrancescoLunedì mi sono recato nella Città Eterna per assistere a un concerto che agognavo da tempo, ossia quello degli Yes con Jon Anderson e Rick Wakeman in formazione: per me la loro presenza era conditio sine qua non per acquistare il biglietto!
Ho avuto la fortuna di rimediare con largo anticipo un ottimo posto a ridosso del palco e mi sono persino ritrovato Wakeman a meno d'un metro quand'egli ha lasciato il suo impero di tastiere per suonare il keytar in mezzo al pubblico!
Inoltre sono contento che il live sia stato tenuto nella cavea dell'Auditorium di Renzo Piano: è proprio là che vidi il Museo Rosenbach assieme alla Premiata Forneria Marconi.
Questo concerto per me è stato uno spartiacque tra il possibile e l'impossibile: mi sono trovato davanti a ciò che musicalmente considero il limite estremo, come se il mondo finisse davvero alle Colonne d'Ercole. A differenza di quelle di altri gruppi, questa reunion degli Yes per me ha avuto molto senso e non ci ho pensato due volte appena ho saputo che avrebbe fatto tappa a Roma.
La voce di Jon Anderson è ancora stupenda e ipnotica, inoltre il suo gioviale magnetismo è di immediata percezione. Wakeman sfoggia sempre il suo mantello e un'espressione regale: è un po' imbolsito ma le mani sono quelle di sempre! Lo ammetto sottovoce, ma Trevor Rabin alla chitarra non mi ha fatto rimpiangere Steve Howe. Certo, sarebbe stato bello se ci fossero stati anche Bill Bruford (o Alan White) e Chris Squire, ma alla fine non importa: la vita va avanti!
La scaletta ha pescato un po' in tutta la discografia del gruppo e io ne sono rimasto soddisfatto, in particolare con "Roundabout" come bis perché non riesco a immaginare un modo migliore di terminare un concerto, ma è anche vero che per essere appagato al cento per cento dovrei rivedere gli Yes almeno cinque volte con scalette sempre diverse. In quest'occasione a me è mancata "Close To The Edge", ma ripeto: va bene lo stesso perché ho visto la storia del prog!
Sono stato davvero bene e ho vissuto uno di quei momenti in cui ho ringraziato il cielo d'essere solo, però se anche avessi avuto qualcuno accanto (emotivamente) probabilmente mi sarei isolato lo stesso per godermi lo spettacolo: e vorrei vedere!
Maratonina di Bolsena e Corri Orte
Pubblicato mercoledì 12 Luglio 2017 alle 01:15 da FrancescoIn quest’afoso luglio, per il cui prosieguo mi attendo un po’ di clemenza dal maestrale, ho preso parte a due gare della Tuscia. Anzitutto il primo luglio sono tornato a Bolsena per la decima edizione della locale maratonina, una gara di nove chilometri che si snoda prima in pianura, poi presenta una salita e infine una discesa: il fondo è prevalentemente di asfalto e soltanto certi punti sono sterrati. Sono arrivato settimo su 225 atleti e ho sfiorato la vittoria di categoria, ma non sono riuscito a tenere il cambio di passo di colui che alla fine mi ha dato cinque secondi.
Mi sono divertito e ho respirato una bella atmosfera come già mi accadde la prima volta, però il mio GPS mi ha dato una distanza complessiva di 9,05km, oltre mezzo chilometro in meno della distanza dichiarata dall’organizzazione.
L’otto luglio sono tornato nella Tuscia per partecipare alla prima edizione della Corri Orte.
Il percorso di questa gara era stato pubblicizzato come interamente pianeggiante e non so se a rigor di misurazione lo sia davvero, almeno sulla carta, però la partenza è stata in lieve discesa, poi ci sono stati un po’ di pianura e di falsopiano sino a una piccola salita su sterrato alla cui fine è comparsa una discesa di asfalto; infine il traguardo in pianura è stato preceduto da un breve strappo: questo giro è stato ripetuto due volte per una distanza finale di nove chilometri.
Credo che una descrizione meno formale e più efficace di un percorso simile si riassuma con l’aggettivo “ondulato”.
Altimetria a parte, mi sono divertito e mi sarei iscritto comunque a questa prima edizione anche se avessi avuto una più fedele descrizione del tracciato. Ho tagliato il traguardo come nono assoluto su 275 partecipanti, ma non sono riuscito a vincere la categoria e difatti in quest’ultima mi sono classificato secondo. Alla manifestazione ha preso parte anche il leggendario Giorgio Calcaterra con il quale ho avuto modo di scambiare qualche parola.
Sto vivendo una piacevole estate e in parte ne sono sorpreso poiché qualche mese fa, in primavera, per me non si profilava una stagione particolarmente rosea. Adesso mi sento equidistante da tutto e talvolta mi pare che io abbia trovato l’orbita ideale attorno a un pianeta desolato.
Riconosco dentro me una forma di serena accettazione per l’impossibilità di certe dinamiche, come se avessi firmato una resa e non mi fossi neanche tenuto la penna per dispetto, ma in realtà tutto ciò è avvenuto in maniera spontanea e d’altro canto dubito che avrebbe sortito gli stessi effetti se fosse successo in maniera diversa. Il tempo ha una grande pazienza ed è per questa ragione che risolve tutte le questioni umane, ma la sua efficacia richiede se stesso: ergo, tempo al tempo.
Mi chiedo quali turbolenze mi aspettino in avvenire, quali campi gravitazionali rischino di modificare il mio moto attuale e quanto acume mi sia dato di stipare negli interstizi sinaptici, ma non temo il futuro e conto d'affrontarlo coi simpatici presenti di cui l’esperienza mi ha fatto dono. Alla mia età Cristo fu messo in croce e Alessandro Magno morì a Babilonia dopo una spedizione nella valle dell’Indo, tuttavia io non sono chiamato a grandi imprese e non rischio di finire sui libri di storia. Talora sono pervaso dalla sensazione che la mia percezione del tempo sia rallentata, come se fossi in grado di apprezzare o anche solo di assistere più attentamente alla successione degli istanti, però tale impressione non mi è inedita e già in passato ho vissuto periodi di analoga lucidità.
C’è un vuoto al mio interno, ma io lo considero alla stregua di un buco nero che si trovi al centro di una galassia e quindi non vivo male la sua presenza: esso è parte del mio microcosmo. Ogni tanto mi chiedo come siano certe sensazioni e in particolare quelle che derivino da un’intima complicità, ma al contempo io detengo il sapere di una solitudine positiva che forse ad altri è del tutto ignota. Mi ritengo fortunato, mi sento forte e attualmente anche in piena forma, perciò non v’è nulla di cui mi possa lamentare per quanto concerne la mia esistenza sotto l’aspetto individuale; se invece dovessi esprimermi sugli eventi che mi circondano allora sarei prodigo d’immancabili strali.