Dei ricercatori dell’Università di Stanford hanno svelato un nuovo tipo di neuroni che dimostra come vi sia una relazione diretta tra il ritmo del respiro e lo stato d’allerta. Gli studiosi hanno provato a sopprimere queste cellule nervose su alcuni topi e hanno constatato quanto una simile modifica abbia prodotto nei roditori un rallentamento della respirazione, nonché una maggiore rilassatezza nel loro comportamento.
Una delle conclusioni di questa ricerca conduce a un’ovvietà della conoscenza vedica, ovvero all’influenza del respiro sulla mente e nella fattispecie sui livelli di stress, ma se un’ipotesi simile (che nella pratica è una certezza millenaria) fosse l’unico prodotto di quest’esperimento, allora vi scorgerei una rivoluzione pari alla proverbiale scoperta dell’acqua calda: invero le possibili implicazioni sono altre. I neuroni in questione producono delle proteine peculiari, perciò, qualora gli scienziati ne conseguissero una conoscenza sufficiente, potrebbero puntare allo sviluppo di farmaci specifici per controllarne l’attività.
La notizia di questa scoperta mi ha ricordato quanto sia opportuno che io riprenda al più presto la pratica del pranayama, difatti ancorché da autodidatta avevo iniziato a esperirne i benefici ed è stata soltanto l’incostanza dei miei primi approcci che mi ha impedito di approfondire le tecniche respiratorie.
Qui v’è il comunicato stampa della facoltà di medicina dell’Università di Stanford.
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