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Dalla notte dei tempi

Conduco una vita anomala che è caratterizzata da un forte isolamento e dalla ferma volontà di non contribuire alla continuazione della specie, perciò ogni tanto, per farmi coraggio, parlo a me stesso con più convinzione del solito. Sono sempre stato solo nei miei momenti migliori e anche con il senno di poi sono contento che non ci sia stata una diretta condivisione di quei picchi esistenziali, ma altrettanto sinceramente ammetto che in diverse occasioni avrei avuto bisogno di un abbraccio o d'una parola di conforto. Allorquando riesco a parlarmi saggiamente in me si risveglia un'immagine archetipica che mi infonde nuove energie: è come se mi trovassi di notte al centro di una radura e all'improvviso, uno o due alla volta, i membri della mia tribù uscissero dalla foresta con i volti dipinti per battere ritmicamente in terra i loro bastoni, così da incitarmi a una nuova ordalia. Per me quella dell'inconscio collettivo non è una semplice teoria, bensì un'esperienza diretta di cui Carl Gustav Jung prima e meglio di altri ha saputo dare conto.
Non ho ancora sviluppato un sincero disinteresse verso il futuro, ma vi è senza dubbio in me uno spontaneo e progressivo scollamento dall'avvenire per il quale, comunque, non posso escludere a priori un'eventuale inversione di tendenza. Talora attraverso dei periodi, come l'attuale, in cui sento la prossimità della fine, ma non sempre riesco a capire subito se nelle vicinanze aleggi l'ombra della morte o se invece, caso più probabile, si tratti della conclusione di una fase transitoria a cui inesorabilmente deve seguire un nuovo inizio.
Mi atterrisce la ciclicità dell'esistenza, la trovo addirittura demenziale, però l'eterno ritorno dell'uguale era un fatto assodato già prima che Nietzsche lo nobilitasse. Non mi attendo nulla di buono dai giorni che devono ancora venire, ma neanche alimento la trepida attesa per le peggiori catastrofi. Sono pronto a seguire la parabola discendente per giungere a quella che spero sia una dolce e tarda scomparsa, tuttavia non so cosa abbiano in serbo per me gli eventi e la mia unica certezza è che io non morirò di curiosità: forse di vecchiaia, per una malattia fulminante, in un incidente domestico o stradale, magari in un attentato di matrice islamica, ma non di curiosità, ne sono sicuro.

Francesco

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