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Una nuova introversione

Il calendario gregoriano è sul punto d’indicare un nuovo anno, però è come se il passaggio del tempo non tangesse certe cose. Negli ultimi dodici mesi ho cercato di coltivare un legame che è morto ancor prima di nascere e ho provato ad agevolare delle collaborazioni di cui il nulla si è rivelato la massima espressione. È come se mi fossi votato alla vana ricerca di punti vitali in un tessuto necrotico. Non voglio lasciare intendere che io abbia perso del tempo, anzi, tali tentativi erano necessari proprio perché mi diagnosticassero la totale incapacità di instaurare sinergie di qualsiasi tipo. Vivo in una realtà piuttosto ristretta e non posso pretendere poi molto, però non mi dispiace questa dimensione perché ha molti pregi e di conseguenza lascio ad altri le grandi, molteplici e alienanti possibilità metropolitane: sono scelte.
Per me è giunto il momento di una nuova introversione, ma so che anch’essa prima o poi finirà il suo ciclo. Di fatto sono sempre stato solo, ma ho vissuto i miei momenti migliori ogniqualvolta io mi sia sentito tutt’uno con un isolamento proficuo: tale beata condizione non si può manifestare per me qualora io mi riveli aperto al mondo, fosse anche solo come mera disposizione d’animo. Come tanti, anche a me non è dato sapere quanto mi resti da vivere, perciò voglio utilizzare nel migliore dei modi il tempo che mi rimane da spendere su questo pianeta. Avrei voluto che certe dinamiche si fossero dipanate diversamente, però credo che il bello della vita risieda proprio in questi suoi rigurgiti anarchici. Ho molte cose da imparare, molte altre da esperire sul tappeto della mia stanza e qualcuna da cui farmi sorprendere. Non mi chiudo in me stesso come forma di difesa, e questo è attestato da come io più volte abbia offerto il petto alle lance di turno, difatti non sono un riccio né un malato di Asperger, Ecce Homo tutt’al più, ma la solitudine si dimostra il mio humus ideale. Non oso immaginare quali rimostranze oniriche mi volgerà l’inconscio, perciò mi limiterò a sognarle e, con gli sporadici aiuti della memoria, a scriverne.

Francesco

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